Continua a leggere su Rouleur Italia 21 - Tour de France - acquistabile qui
Quando si presenta alla nostra intervista in abiti casual, João Almeida non corrisponde al tipico stereotipo del ciclista. I suoi occhiali rotondi gli conferiscono un aspetto da studioso, e utilizza un umorismo ironico per mascherare la timidezza che emerge quando invece parla. Il ciclista portoghese è laconico, ma allo stesso tempo trasmette calore e familiarità con le sue risposte.
Rouleur: Hai debuttato al Giro d'Italia a 21 anni con un sorprendente quarto posto. Nelle partecipazioni successive sei arrivato sesto, hai abbandonato a tre giorni dalla fine quando eri quarto e, l'anno scorso, hai raggiunto il podio con un terzo posto. Il Giro d'Italia è la tua corsa?
João Almeida: In termini di risultati, sì, ma personalmente non sento una particolare affinità con il Giro. Nonostante abbia ottenuto buoni risultati, non mi sento coinvolto al 100%. Non sono abituato al freddo, e al Giro ho sempre sofferto molto, nonostante le buone prestazioni. Preferisco il caldo.
R: Quest'anno la Vuelta a España parte dal Portogallo e trascorrerai una settimana nel sud della Spagna a metà agosto...
A: Sì, è molto probabile che io partecipi alla Vuelta perché, come hai detto, inizia dal Portogallo e questo la rende davvero speciale, soprattutto per la sensazione di partire da casa, dal mio Paese. È un'opportunità unica, non trovi? Iniziare un Grande Giro in Portogallo per un corridore come me, abituato ai Grandi Giri, è qualcosa di davvero speciale. Tuttavia, non prenderò una decisione definitiva prima di agosto. Dovrò valutare le mie condizioni fisiche a quel punto della stagione. Per ora, la strada è ancora lunga e spero di non subire cadute o altri imprevisti. Al momento, il mio focus è sul Tour de France, e poi vedremo.
R: Il ciclismo portoghese sta attraversando una sorta di età dell’oro. Rui Costa ha conquistato il titolo mondiale nel 2013, e nel 2024 ci sono ben sette ciclisti portoghesi nel circuito WorldTour. In particolare, nella UAE Team Emirates ci sono ben quattro corridori provenienti dal Portogallo. Inoltre, l'emozionante partenza della Vuelta a Lisbona ha attirato l'attenzione degli appassionati. Hai notato la reazione entusiasta dei tifosi?
A: Sì, il ciclismo è probabilmente il secondo sport più popolare dopo il calcio in Portogallo. È particolarmente amato tra gli anziani, poiché in passato il ciclismo godeva di grande popolarità nel Paese. Tuttavia, i giovani lo trovano un po' più difficile da apprezzare. In passato, eventi come la Clássica Oporto-Lisboa e la Volta a Portugal erano molto importanti e celebrati, con quest'ultima che era un evento di tre settimane. Sono stati anni d'oro per il ciclismo portoghese, ma purtroppo tutto ha una fine.
R: Hai scelto di dedicarti al ciclismo per questo motivo?
A: Non ho cominciato a praticare ciclismo per un motivo specifico. Sono sempre andato in bici, fin da piccolo. Ho provato anche altri sport come il calcio e il nuoto. Ma alla fine ho scelto il ciclismo perché mi piaceva davvero. Ho iniziato con qualche gara e sono andato bene. Poi ne ho fatte altre, ho iniziato ad allenarmi più seriamente e a migliorare.
R: La tua prima esperienza al di fuori di una squadra portoghese è arrivata a 19 anni con l'Unieuro Trevigiani-Hemus 1896, una squadra bulgara ma con un'anima italiana. Sei rimasto lì per una stagione e poi hai firmato per Hagens Berman Axeon, il progetto guidato da Axel Merckx. Che ricordo hai di questa esperienza?
A: La verità è che ho imparato molto in entrambi i casi, sono state tappe molto importanti per la mia crescita. Se dovessi tornare indietro, non cambierei nulla.
R: Sono stati i tuoi anni più felici?
A: Mi sento davvero più felice adesso. Ho una maggiore stabilità nella mia vita: sono più sicuro del mio lavoro e della mia forma fisica. Riesco ad allenarmi bene e tutto intorno a me è positivo. Non ho più la pressione di dover ottenere risultati eccezionali per garantirmi un futuro sicuro partecipando a Grandi Giri. Sono sereno e posso concentrarmi completamente sull'allenamento, senza altre distrazioni.
R: La tua vita non rischia di essere monotona?
A: Sì, è proprio così. La mia routine si basa sull'allenamento, sull'alimentazione e sul riposo. Tutto qui. Forse qualche giorno, quando mi sento particolarmente carico, posso fare qualche chilometro in più, ma altrimenti sono esausto per il resto della giornata.
R: Sei forte mentalmente?
A: Penso di sì, ma dovresti chiederlo ad altre persone.
R: Sempre determinato in gara, sembri non arrenderti mai. Sei celebre per le tue rimonte.
A: Beh, credo di essere mentalmente forte, sì, ma non solo nel ciclismo. Anche nella vita in generale.
Continua a leggere su Rouleur Italia 21 - Tour de France - acquistabile qui