PEDALARE AL FREDDO

Omar Di Felice non ha bisogno di molte presentazioni, è uno degli ultracycler italiani più attivi e più conosciuti. È particolarmente attivo in condizioni invernali, molte dei suoi progetti hanno avuto come campo di gioco luoghi teoricamente inadatti per il ciclismo su strada, parliamo di posti come l'Alaska, la Scandinavia e Capo Nord, la Mongolia. In inverno.

Sul suo sito ultracyclingman.com trovate i report delle sue avventure, perché a Omar oltre che pedalare, piace raccontare in prima persona e la cosa gli riesce molto bene.

Oggi il Giro d'Italia transiterà sul Passo Stelvio, a 2757m e in una stagione senz'altro più adatta allo sci (varie nazionali sono in allenamento sul ghiacciaio) che al ciclismo su strada. In attesa di vedere la tappa e curiosi di sapere se la classifica verrà rivoluzionata, abbiamo chiesto a Omar di darci qualche dritta sul ciclismo in condizioni di freddo estremo, la sua specialità.

Omar, come il ciclismo può essere divertente, pedalando al freddo?

Se intendiamo il ciclismo al freddo come qualcosa di “divertente” ed in grado di generare svago esattamente come qualunque altro sport invernale, allora pedalare durante la stagione fredda può essere davvero una esperienza unica. Soprattutto perché ci da la possibilità di ammirare gli scenari su cui siamo soliti pedalare, in una veste - quella invernale - che spesso regala colori e profumi del tutto diversi rispetto a quelli che assaporiamo durante la bella stagione.

Quali sono le tre parole chiave, il mantra che un ciclista deve avere a mente per pedalare efficacemente e (se possibile) con soddisfazioni in condizioni invernali?

Il presupposto di partenza sta nel significato del termine divertirsi. E’ chiaro che se uniamo la fatica di uno sport duro come quello del ciclismo, alla forzatura con cui saliamo in sella per “obbligarci” a pedalare con il freddo, allora difficilmente riusciremo a trarre giovamento dalla pedalata invernale che va intesa, quindi, non come “allenamento” fine a se stesso (ci sono mille metodologie alternative a partire dall’indoor training) ma come esperienza vera e propria. La regola di base e’ “affrontare il freddo solo se si sente la voglia e la spinta di provare questo tipo di esperienza”. 

Le altre due parole sono equilibrio e gradualità. La prima, perché è questione di equilibri diversi (quello per la termoregolazione in primis) che dobbiamo raggiungere e calibrare in base alle diverse condizioni meteorologiche rispetto a quelle più favorevoli dell’estate. E la seconda perché, come per il ciclismo più in generale, l’equilibrio si raggiunge proprio arrivando gradualmente ad abituare corpo e mente al tipo di sforzo. 

Quali sono, mentre pedali, i fattori che ti fanno capire che sei in equilibrio termico e che sei in grado di andare avanti bene, anche per lunghe distanze?

La regola di base e’ che l’equilibrio termico si raggiunge durante la prima ora di pedalata: se infatti agganciamo il pedale in “equilibrio termico”, provenendo dal caldo della nostra abitazione o dal luogo da cui siamo partiti probabilmente pedalando arriveremo ad avere più caldo, aumentando la sudorazione e quindi il freddo conseguente che sarà la risultante dell’aria a contatto con la nostra pelle bagnata. 

Per questo il primo step per me e’ soffrire un po’ di freddo nelle prime fasi della uscita.

Seconda cosa importante poi è regolare lo sforzo in base alla temperatura: questa è una cosa ben più difficile da fare e che si acquisisce con tempo ed esperienza, ed e’ il motivo per cui, pur non dandomi mai obiettivi troppo prestativi, per le mie avventure invernali mi alleno duramente anche con esercizi di forza specifica e altri atti ad aumentare il mio livello di performance. Solo partendo al 100% delle mie capacità, infatti, sarò in grado di pedalare per centinaia di km in condizioni estreme gestendo il mio fisico al meglio.

Quali saranno le difficoltà che secondo te dovranno affrontare i corridori del Giro scalando lo Stelvio? Ti aspetti dei ribaltoni i classifica o delle sorprese ?

Fermo restando il fatto che siamo di fronte a professionisti molto bene allenati e che di sicuro non si spaventano di fronte a delle tappe più fredde o piovose rispetto a quelle che si trovano normalmente nel mese di maggio, la cosa che mi è balzata immediatamente all’occhio e’ la magrezza estrema di alcuni di loro.  Ho notato su alcuni strappi e salite finali di gara, osservandoli bene, che a molti di colpo si spegneva la luce come si dice in gergo. Questo perché freddo e acqua hanno una conseguenza terribile: quella di svuotarti di colpo le energie residue. Per questo credo che servirà aumentare l’introito calorico integrando anche con delle scorte di grasso che sono le migliori quando di fanno tappe da oltre 5-6 ore e con migliaia di metri di dislivello e oltre 1500 o 2000 metri di quota. Il rischio più grande che vedo e’ che di colpo finiscano le energie e in quel caso i distacchi si conteranno davvero nell’ordine di minuti interi. 

Per quanto riguarda te, dove stai pedalando adesso?

Sto per partecipare a una corsa che si chiama 2Volcano Sprint. Il nome trae in inganno: in realtà si trattava di una competizione di 1100 km e 24 mila metri di dislivello che partendo dal Vesuvio terminava sull’Etna dopo aver attraversato le zone interne tra Pollino, Sila e Aspromonte. Anche in questo caso le condizioni meteo di ottobre e le lunghissime notti al buio hanno fatto la differenza, proprio come per il Giro. 

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