I problemi con i compagni di stanza di Jacopo Guarnieri

Il corridore della Groupama-FDJ ci racconta le avventure, e disavventure, che ha vissuto in 13 anni di carriera professionistica

Ascolto continuamente musica, in ogni momento della giornata. È strano: solo quando pedalo non ho qualcosa nelle orecchie, sceso dalla bici vivo costantemente con una colonna sonora di sottofondo. Questa mia caratteristica può avere innumerevoli vantaggi, ma c’è anche un rovescio della medaglia.

I familiari con il passare degli anni – forse – si abituano a questa tua caratteristica ma non si può necessariamente dire lo stesso per i tuoi compagni di stanza, le persone che da ciclisti professionisti sono obbligati a condividere con te i momenti privati della tua vita di corridore.

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La vita di coppia che si è costretti a portare avanti in stanza durante le gare di ciclismo, non è sempre facile. Oltre agli stress ovvi e peculiari del ciclismo, tipo le gare andate male, gambe che non girano, le cadute e così via, ci sono altre ragioni per cui situazioni di vita normale teoricamente rilassanti, diventano un incubo.Foto: Fabio Ferrari - Pool/Getty Images

Immaginatevi di ritorno in hotel dopo una giornata in bici che vi ha fatto saltare i nervi. Siete stanchi, scontenti della prestazione e fa così caldo che di lì a poco avrete bisogno della terza doccia. In quel momento entrate nella stanza e il vostro compagno sta ascoltando Laura Pausini. OK, devo essere onesto: quasi nessuno tra i ciclisti italiani che conosco ascolta la Pausini, però sembra che i corridori stranieri tra i cantanti italiani conoscano solo lei, e Eros Ramazzotti. 

Comunque, qualsiasi cosa ascoltino i vostri compagni che non vi piace, voi cosa fareste? È chiaro che buttare dalla finestra le casse Bluetooth del vostro povero compagno di stanza non è una soluzione praticabile. Anche spegnerle senza dire niente, cosa che può rappresentare un sollievo momentaneo, oltre che un po’ maleducato non è esattamente un gesto di distensione.

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La soluzione, l’unica che funziona, consiste nello scegliere accuratamente il proprio compagno di stanza. È un lavoro lungo e che comincia con i primi training-camps, ci sono almeno sei mesi per individuare chi può essere il compagno giusto per voi.Foto: Tim de Waele/Getty Images

Ci sono molte caratteristiche da considerare: se parla sempre di musica è un bene, ma potete essere sicuri che non vi lascerà mai decidere cosa ascoltare. Eh sì, quello ad esempio sono io. Se a colazione i suoi occhi sono ancora chiusi mentre voi avete già finito il secondo caffè, chiaramente ave- te due fusi orari diversi. Se porta lo stesso paio di calzini per più di due giorni... beh, non devo aggiungere altro.

Dopo dodici anni passati in gruppo, posso definirmi un esperto nella raffinata arte del scegliere il giusto compagno di stanza. Non dico quello perfetto, ma almeno uno con cui sia possibile convivere serenamente per i ventisei giorni di una grande corsa a tappe.

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Tralasciamo l’argomento musica, quello è il mio territorio personale, anche se devo ammettere che Antoine Duchesne alla fine è riuscito a farmi ascoltare le sue playlist. In ogni caso il maggior beneficio che ho tratto da un compagno di stanza, è il caffè.Foto: Stuart Franklin/Getty Images

Ignatas Konovalovas, che viene dalla Lituania, prepara la sua caffettiera elettrica prima di andare a letto e si addormenta senza problemi mentre voi state leggendo, anche se tenete la luce accesa e state ascoltando musica. È incredibile! Poi il mattino vi svegliate con il profumo del caffè: la perfezione.

Anche Luca Paolini mi svegliava con il profumo del caffè, lui però usava una macchina con le capsule. Avete presente il rumore che fa? Immaginatevi nel silenzio della vostra stanza, luce che filtra dalle finestre. Sportellino che si apre, la capsula vecchia cade, quella nuova viene inserita nell’apposito alloggiamento, sportellino che si chiude con un TLAACKK e... RRRRAAAAHHHHHHWW. Però appena aprivo gli occhi c’era una tazzina fumante già pronta per me. Forse era il modo di Paolo di farsi perdonare.

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Alexander Kristoff portava sempre le gomme da masticare che comprava a casa, nei supermercati norvegesi. Le cicche norvegesi sono ENORMI! Perché le nostre cic- che, intendo dire nel sud Europa, sono così minuscole? Daniel Oss, beh lui è pratica- mente il compagno perfetto. Era l’unico con cui potevo sentire ad alto volume qualsiasi gruppo di punk estremo, senza che si lamentasse.Foto: PHILIPPE LOPEZ/AFP via Getty Images

Quando ancora correvo nella Groupama-FDJ, spesso condividevo la stanza con Davide Cimolai, eravamo gli unici due italiani della squadra. Davide in stanza si portava sempre dietro della cioccolata. Sempre! Però devo dirlo, c’è anche il rischio che metta su la Pausini. Sto scherzando, eh, Davide! Scherzo.

Questo elenco delle esperienze positive, non certo completo, non può però farmi dimenticare di tutte quelle che invece nel corso degli anni, non sono state esperienze altrettanto positive. Non farò alcun nome, per educazione. Anche perché non voglio che qualcuno a propria volta faccia una lista dei miei difetti in una rubrica come questa.

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Per me, il bagno non è un luogo sacro in senso assoluto. Se sto facendo la doccia e volete lavarvi le mani, ok per me non c’è problema, fate pure. Potete anche fare la pipì se vi scappa, va bene. Ma il bisogno grosso, quello, assolutamente no! Non potete sganciarla mentre mi metto lo shampoo.Foto: Stuart Franklin/Getty Images

E il telefono? Usatelo ogni volta che volete ma per favore, togliete quella dan- nata notifica per ogni nuovo vostro follower di Twitter. Se il vostro compagno di stanza russa, arrabbiarsi non ha senso. È spiacevole, ma l’unica soluzione è fargli cambiare stanza.

Ora invece un avviso per quelli che non possono dormire con l’aria condizionata. Non so, forse sta scritto da qualche parte nel manuale del perfetto corridore a tappe e io non lo so, comunque di solito sono tutti scalatori:“Amico, all’Hotel Bellevue, nel bel mezzo della campagna francese, se ci sono trentacinque gradi, io non voglio fare la sauna!”. L’aria condizionata, la accenderemo.

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Di solito dormo nudo. E lo può fare anche il mio compagno distanza, non è un problema ma solo se non dobbiamo condividere un letto matrimoniale. E poi potrei continuare.Foto: Tim de Waele/Getty Images

Se dicessi che mi sono sempre trovato a mio agio con tutti i compagni di stanza, sarei un bugiardo. Ci sono molte storie divertenti a testimoniare il contrario. Forse un compagno di squadra che ti costringe ad aprire le finestre il quattro di febbraio, perché sta scoreggiando come un dannato mentre dorme, non vuole farti un dispetto.

Ti sta solo dando una lezione di vita e di tolleranza.

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