Come ti vinco il Giro delle Fiandre

Articolo pubblicato originariamente su Rouleur Italia 14: Mente e Corpo

Abbiamo parlato con alcuni dei corridori che hanno vinto la più prestigiosa delle gare del Belgio per farci spiegare come hanno vinto la corsa e cosa ha rappresentato per loro la vittoria.

LIZZIE DEIGNAN

1°POSTO – GIRO DELLE FIANDRE 2016

 

"Ho cercato di vincere il Giro delle Fiandre per un po’ di volte, senza riuscirci. Mi interessava soltanto la vittoria, non un piazzamento. Ero già salita sul podio nel 2014, quell’anno ero in testa alla Coppa del Mondo ed ero in gran forma ma la mia compagna di squadra Ellen van Dijk aveva attaccato prima di me e si era presa la corsa. Era stato fantastico per il team, ma era anche stata per me un’occasione persa. Altre volte avevo raggiunto l’apice della forma troppo presto, quello del Giro delle Fiandre è sempre un fine settimana difficile da gestire. Tutti vogliono conferme sul proprio stato di forma e andare subito forte nelle classiche, ma se sei in forma alla Nieuwsblad, è difficile riuscire a esserlo anche al Giro delle Fiandre.

Al training-camp di gennaio, tutte avevamo dichiarato le nostre ambizioni e i nostri obiettivi personali, in modo che nessuno potesse nascondersi o sovrapporsi con i programmi alle compagne. Io avevo detto chiaro e tondo: ‘Voglio vincere il Giro del- le Fiandre’. Volevo spuntare la casella, non m’interessavano altre corse così come quella.

Il giorno della gara ricordo che mi sentivo bene, ma niente di speciale. Non mi sono mai sentita particolarmente bene in gara e probabilmente è proprio per questo che ho vinto, perché quando ti senti bene in una gara come il Fiandre, sei portata ad attaccare anche quando non ne hai davvero bisogno. Se non ti senti bene invece, ti assicuri che la tua posizione nelle salite o in gruppo sia sempre la migliore possibile. Non dai nulla per scontato. Ero molto concentrata e pensavo: non importa quali siano le sensazioni, sei abbastanza forte per vincere, quindi datti da fare.

Volevo fare selezione nel gruppo sull’Oude Kwaremont, cosa che sono riuscita a fare. Poi in cima alla salita succede che c’è sempre quel momento in cui nel gruppetto di chi è rimasto ci si guarda e si stabilisce la mossa successiva, io lì, ho avuto la collaborazione di Emma Johansson.

Volevo arrivare da sola, non volevo portarmi nessuno al traguardo. Ho pensato di andarmene sul Paterberg, ma non ero in grado di staccare Emma. Era un’atleta molto difficile da far cedere, quindi da lì in poi, ho dovuto essere un po’ egoista. Ho lavorato con Emma quanto bastava per non fare rientrare nessuna delle mie compagne di squadra da dietro. Volevo vincere, non l’avrei mai fatto in nessun’altra corsa ma quello era il Giro delle Fiandre. Se aves- si pensato alla squadra, mi sarei messa sulla ruota di Emma ad aspettare le mie compagne, ma le mie possibilità di vittoria sarebbero diminuite drasticamente. Per fortuna ho poi vinto e nessuna si è arrabbiata, ma sarebbe successo un casino se fossi arrivata seconda. Lo sprint, non è stato uno vero sprint. Al Giro delle Fiandre è una prova di forza, la prima che si siede e si arrende, è quella che perde, perché a quel punto lo sprint non è altro che dare tutto quello che ti rimane.

Per vincere il Fiandre serve indubbiamente una squadra forte. Bisogna essere in grado di fare molte salite di seguito a tutta, con scarsissima possibilità di recuperare. Se vuoi provare a vincere devi sempre stare nelle primi venti del gruppo: risparmi tanta energia, se sei posizionata bene. Oltre a questo, mi piacciono i dettagli del viaggio: per le altre gare si vola il venerdì ma per il Fiandre si viaggia il mercoledì, per avere il tempo di smaltire il viaggio e di prendere confidenza con le strade. Non è proprio un Campionato del Mondo o un’Olimpiade, ma è più o meno come se lo fosse.

TOM BOONEN

1°POSTO – GIRO DELLE FIANDRE 2005, 2006, 2012

Tom Boonen è stato il corridore di maggior successo di tutti i tempi nelle classiche del pavé: detiene il record assoluto di vittorie nella E3 Harelbeke, nella Gent-Wevelgem, nel Giro delle Fiandre e nella Parigi-Roubaix. Nel
Giro delle Fiandre la conoscenza del percorso, unita alle sue doti di sprinter e a un’enorme resistenza, lo hanno reso il corridore perfetto per vincere la corsa.

"Il vecchio percorso del Giro delle Fiandre, mi piaceva. Vincevano sempre gli stessi ma c’erano sempre più corridori che potevano vincere, almeno 15 o 20 ogni anno. Nelle mie prime partecipazioni la tattica contava un po’ di più. Con il nuovo percorso, dal 2012 invece, vincere è diventato molto più difficile: il finale è più duro e i favoriti principali si sono ridotti a essere quattro o cinque in tutto. Il più delle volte il favorito vince la corsa perché è talmente dura che non c’è molto da inventare.

Per vincere il Giro delle Fiandre serve una grande resistenza, anche mentale, è una corsa in cui bisogna combattere. È come un incontro di boxe. Si lotta per entrare primi in ogni curva, si lotta per ogni salita, si lotta in cima alla salita, si lotta per la discesa. Si lotta sempre.

I primi 100 chilometri sono sempre stati un incubo, la parte più pericolosa della corsa, perché tutti vogliono risparmiare energia, quindi resti in fondo al gruppo ed è pericoloso. Poi, negli ultimi 150 chilometri, si va davanti e si inizia a spingere, cercando di esasperare tutto ma anche di risparmiare più energia possibile. Una posizione in più o in meno in gruppo può fare una grande differenza al Giro delle Fiandre: una posizione non sembra molto, ma se si apre un buco si possono perdere 10”, 15”, 30” e serve chiudere. Si fa un sacco di fatica. Ogni decisione che prendi può farti perdere la corsa, e devi stare sempre all’erta, spendendo il giusto per stare davanti ma devi anche risparmiare energia. Finché non tagli il traguardo non sai mai se hai preso le decisioni giuste. Se vinci, hai preso le decisioni giuste.

Vincere il Giro delle Fiandre significa essere consapevoli dei propri punti di forza ma serve anche non essere presuntuosi e rimanere umili, in gara. Magari anche nascondersi un po’, in modo da non attirare l’attenzione degli altri.

Gli anni in cui partivo da favorito sono stati i più difficili, perché tutti mi controllavano, mi seguivano o mi bloccavano. La prima vittoria è stata la più facile: è stata ovviamente difficile dal punto di vista fisico ma ero ancora un ragazzo giovane e ho avuto un po’ più di libertà, in corsa. Negli anni successivi invece ho perso qualche Giro delle Fiandre perché c’erano troppe persone alla mia ruota. Se hai 10 o 15 corridori di livello mondiale che ti tengono la ruota e ti marcano, non puoi vincere. Per due anni abbiamo avuto Stijn Devolder davanti, e ha vinto lui. In quel momento ero felice per Stijn ma se ci ripenso adesso, quelle sono gare perse.

Non c’è un modo per imparare a correre il Giro delle Fiandre. Ci sono ragazzi che sono solo buoni corridori, non sono necessariamente i più forti, ma sono persone che hanno questo istinto fiammingo, sanno esattamente come funziona la corsa. Sanno capire quando devono stare davanti e quando no, e prendono sempre le decisioni giuste. Non sempre si sa perché ci si trova nel posto giusto, ma certi ci sono sempre. E quando sei abbastanza bravo e certo dei tuoi mezzi, se ti senti bene, smetti di pensare e segui l’istinto. Quando inizi a pensare troppo alle cose, al Giro delle Fiandre, butta male. La differenza tra il Giro delle Fiandre e tutte le altre corse è che ti costringe ad attaccare, non c’è altro modo di vincere. Bisogna attaccare per prendersi la gara e bisogna farlo al momento giusto".

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