testo di Charlie Allenby
fotografie di Sean Hardy
articolo realizzato in collaborazione con CANYON
Quando nel 2004 un'azienda relativamente sconosciuta come Canyon presentò la sua nuova bicicletta da strada a una delle più importanti fiere ciclistiche del mondo, fu chiaro da subito che aveva grandi ambizioni. Battezzata Ultimate, la bicicletta faceva parte di una nuova generazione di telai leggeri in fibra di carbonio, capeggiata dalla Scott CR1.
Non ci volle molto perché questa bicicletta dimostrasse di essere più di un semplice prototipo. Durante la prima stagione agonistica tra i professionisti, Baden Cooke ne usò una al debutto agonistico vincendo la terza tappa del Tour Down Under 2007. Da allora la Ultimate ha collezionato vittorie in numerosi grandi giri e campionati del mondo e ha dato prova delle sue qualità in diversi contesti sportivi: da André Greipel capace di precedere Mark Cavendish in volata al Tour de France del 2011, a Mathieu van der Poel che su una Ultimate ha vinto Le Strade Bianche un decennio più tardi. Oggi il marchio tedesco e la sua allrounder per professionisti sono all’avanguardia tecnica, con l'ultima generazione della Ultimate – la quinta - che si è assicurata vittorie di tappa al Tour de France, prima ancora di essere ufficialmente presentata.
Ecco come, in meno di due decenni, un modello di bicicletta costruito da un’azienda tedesca che distribuisce solamente on-line è passato dall’essere un interessante alternativa, a riferimento mondiale del mercato delle biciclette sportive.
Se si pensa alle biciclette da strada dei primi anni del nuovo secolo, una caratteristica tecnica a quell’epoca prevaleva su tutte: il peso. I cavi erano a vista, i cerchi erano a basso profilo e i tubi del telaio non erano di forma aerodinamica. Era ciò che diceva la bilancia e cioè il peso, che contava più di ogni altra cosa.
La prima Ultimate era stata progettata con quel tipo di approccio, il telaio in taglia 56 pesava soltanto 960 grammi. Cercava però di distinguersi rispetto alla concorrenza per quanto riguarda la rigidità. Il telaio era abbastanza leggero per gli scalatori ma anche abbastanza rigido per trasferire la potenza necessaria a sprintare e allungare sugli avversari, caratteristica che ancora oggi permane in tutta la gamma Canyon.
"Rigidità e peso sono stati un obiettivo costante per tutto lo sviluppo", spiega Matthias Eurich, Junior Product Manager del marchio per i prodotti strada. Aggiunge che altre richieste del mercato hanno catalizzato l'attenzione dei progettisti nelle versioni successive. "Con la quarta generazione è stato apportato il primo miglioramento aerodinamico. Per la quinta generazione abbiamo fatto un ulteriore passo avanti con l'aerodinamica e il peso è tornato a scendere".
La nuova Ultimate è una bicicletta da corsa pronta per il WorldTour, testata nella galleria del vento e disponibile con un peso inferiore di 500 g rispetto al limite di 6,8 kg imposto dall'UCI, tutto questo nonostante i super comodi pneumatici da 32 mm e una componentistica attenta al comfort.
Utilizzo professionale
"Abbiamo dato ai professionisti la bici circa un anno fa con il reggi sella standard e il loro feedback è stato: 'È troppo comodo, lo vogliamo più rigido'", ride Eurich. "Abbiamo sviluppato un secondo reggi sella appositamente per loro, molto rigido e con un arretramento modificato di 20 mm: c'è in atto un grande cambiamento tra i professionisti per quanto riguarda il posizionamento in sella, i corridori si siedono sempre più avanzati, quasi sopra il movimento centrale. Questo tipo di posizionamento “avanzato” nella versione CFR è possibile".
Non è solo la possibilità di un posizionamento avanzato la richiesta delle squadre professionistiche Canyon. Prima ancora di lavorare con gli atleti e iniziare la progettazione, i designers e responsabili prodotto raccolgono i feedback di coloro che sulla bici lavorano per un totale di ore quasi inimmaginabile: i meccanici.
"Il più grande problema della quarta generazione delle Ultimate in caso di caduta era che il tubo orizzontale si danneggiava a causa dell'impatto con il manubrio", spiega Eurich. Il nuovo modello è dotato di un'unità di protezione dagli impatti derivata dalla gamma di mountain bike di Canyon. Installata sotto la serie sterzo, impedisce al manubrio di ruotare di oltre 90 gradi e al manubrio di colpire il tubo orizzontale.
Le modifiche hanno avuto un impatto immediato durante i test dei prototipi, quando un ciclista di ogni squadra è stato selezionato appositamente per mettere a dura prova la Ultimate. "Tim Merlier dell’Alpecin-Deceuninck è noto per distruggere ogni bicicletta su cui mette le mani. Finora non ha distrutto la sua nuova Ultimate. Siamo molto orgogliosi di questo risultato", aggiunge Eurich scherzando.
Tempi di progettazione
Una volta messa a punto la geometria da parte degli ingegneri, il progetto è passato nelle mani di Lars Wagner. Progettista principale delle ultime tre generazioni della Ultimate, è lui ad aver condotto la transizione tra la configurazione a tubi tondi con cui Cadel Evans ha vinto i Campionati del Mondo del 2009, alla struttura elegante e tre volte vincitrice di un Grande Giro dell’ultima versione che ha ridefinito il concetto di bici da corsa polivalente.
"Ho iniziato a lavorare per Canyon dodici anni fa e la Ultimate di seconda generazione era esattamente la bici che volevo progettare", racconta Wagner.
Introdusse anche gli ormai iconici foderi del triangolo posteriore che si raccordavano con il tubo orizzontale anziché fermarsi al tubo piantone. Non era solo una questione estetica. "La rigidità del tubo di sterzo è la caratteristica principale che si desidera avere in una bici. Se hai una buona rigidità del tubo sterzo, ottieni anche abbastanza facilmente una buona rigidità verso il movimento centrale e verso il tubo orizzontale", spiega. "Una maggiore larghezza dei foderi che si raccordano con il tubo piantone significa maggiore rigidità strutturale. Se si dispone di più rigidità strutturale proveniente dalla parte posteriore della bici, è necessario meno materiale per ottenere rigidità del tubo di sterzo". Tra gli ultimi ritocchi c'è stata l'integrazione dei cavi dei freni e del cambio all’interno del telaio. "Era già stato un sogno per me costruire la nuova generazione della bici dei miei sogni, e poi vincere il Giro d'Italia con Nairo Quintana” aggiunge Wagner, che ha conquistato la prima vittoria della Ultimate in un grande giro nel 2014. "Avrei anche potuto smettere di lavorare a quel punto, tanto ero soddisfatto".
Diventare aero
"Era chiaro che doveva essere una bici anche aerodinamica e dovevamo testarla in galleria del vento". Se in precedenza gli ingegneri avevano lavorato sulla leggerezza, ora lavoravano sulla integrazione. Serviva innanzitutto progettare tubi a forma di D anziché ovali per ridurre la resistenza aerodinamica. Anche la forcella e il cockpit andavano perfezionati, mentre l'integrazione con il bullone del reggisella all'interno del telaio avrebbe eliminato la necessità di una vite esterna. La versione 2015 era alla fine risultata più leggera della precedente e aveva ridotto la resistenza aerodinamica del 14%, senza sacrificare la rigidità.
Il palmarès della bicicletta spiega da solo la qualità del lavoro svolto: seconda vittoria di un grande giro alla Vuelta a España per Nairo Quintana nel 2016, seguita dalla vittoria al Campionato Mondiale di Innsbruck per Alejandro Valverde nel 2018. Nel 2019 Kasia Niewiadoma conquistava la vittoria all'Amstel Gold Race e Richard Carapaz un altro Giro d'Italia da aggiungere alla lista di successi dell'Ultimate.
Nuove tendenze
Il miglioramento dell'aerodinamica non è l'unico modo in cui la Ultimate si è evoluta negli anni. Nonostante i suoi sette anni di storia, la quarta generazione è passata attraverso una serie di revisioni dipendenti dalla evoluzione dei componenti, in particolare l'introduzione dei freni a disco e la diffusione del cambio elettronico. I freni a disco ad esempio hanno portato a necessari adattamenti di rigidità sulle forcelle e sul triangolo posteriore.
"Stavamo pensando a quale fosse il logico passo successivo della evoluzione", spiega Wagner. "Con la quarta generazione avevamo lavorato sulla integrazione, quale poteva essere il tema successivo?".
Gli ingegneri Canyon hanno iniziato a lavorare con l'obiettivo di avere tutti – ma proprio tutti - i cavi all'interno del telaio. Il fodero posteriore è un esempio lampante. In precedenza, il cavo del cambio meccanico doveva passare sotto il movimento centrale e percorrere il fodero prima di essere collegato al cambio posteriore. "Con il cambio elettronico non è più necessario", spiega Wagner. "Nella progettazione, solo per gruppi elettronici, eravamo liberi di posizionare il fodero dove volevamo, quindi lo abbiamo alzato e raddrizzato". In questo modo il tubo che collega il movimento centrale al perno passante è stato accorciato e il peso è diminuito, con maggior rigidità.
Tra le altre modifiche, l'utilizzo dello stesso cockpit dell'Aeroad che consente ai cavi dei freni di essere completamente integrati. I profili delle forcelle sono stati ulteriormente perfezionati per migliorare l'aerodinamica. Il risultato è una bicicletta che non solo ha un aspetto all'avanguardia, ma che è riuscita a ridurre la resistenza aerodinamica di cinque watt a velocità superiori ai 45 km/h.
Guardare al futuro
Canyon si aspetta che l'ultima generazione della Ultimate riscuota lo stesso successo delle versioni precedenti. "È giusto dire che ormai siamo di fronte a un classico del design che forse non ha più bisogno di essere aggiornato ogni tre anni", conclude Eurich. Wagner aggiunge che una maggiore integrazione elettronica e nuove forme di manubri potrebbero essere all'orizzonte negli anni a venire, ma che si tratta di aggiornamenti minori rispetto ai cambiamenti degli ultimi dieci anni: "Io non riesco proprio a immaginare di lavorare a una sesta generazione. Per me questa è la Ultimate perfetta".