testo di: Andrew Curry
fotografie di: Olaf Unverzart
Un estratto dell'intervista a Ralph Denk che potete leggere in versione integrale nel numero 11 di Rouleur Italia.
Non è sbagliato dire che per Ralph Denk, General Manager di Bora-Hansgrohe, la vittoria al Giro d'Italia del 2021 fosse quasi del tutto inaspettata. Nei giorni successivi a una delle più estenuanti Tirreno-Adriatico degli ultimi anni, i corridori della squadra erano stanchi, malaticci e pronti a tornare a casa. Invece Denk li ha trattenuti per tre giorni per una specie di ritiro in un hotel alla periferia di Torino. Sono stati tre giorni di ricognizioni in vista del Giro, pedalando sotto la pioggia e nella nebbia di marzo.
Due mesi dopo, le cose stavano andando in modo molto diverso. Nella tappa 14 del Giro, la Santena-Torino di 147 chilometri, la Bora-Hansgrohe ha attaccato senza tregua lungo un percorso breve e nervoso.
Ancora una volta un'accurata preparazione e un po’ di fortuna avevano dato i propri frutti. Hindley è poi andato a vincere il Giro d’Italia con oltre un minuto di vantaggio sui suoi inseguitori. È stata la prima vittoria in un Grande Giro per una squadra giovane, che ha fatto il suo ingresso nel WorldTour solo cinque anni fa e che non ha sede in un paese appassionato di ciclismo.
Negli ultimi due decenni Ralph Denk, 49 anni, ha lentamente e costantemente trasformato la squadra che ha fondato e di cui è tuttora proprietario, in una potenza del WorldTour - una crescita che spera continui negli anni a venire. Si tratta di un risultato ancora più straordinario se si considera che Bora-Hansgrohe ha sede in Germania, un Paese che non ha ancora del tutto dimenticato gli scandali del doping di cui le squadre e gli atleti tedeschi si sono resi protagonisti alla metà degli anni 2000.
In due decenni di carriera nel ciclismo, lo stile manageriale di Denk ha rispecchiato l’atteggiamento in corsa della sua squadra: prepararsi attentamente alle opportunità e cogliere quelle a portata di mano, quando queste si presentano.
Denk è abbronzato e in forma e la sua, appena ci incontriamo, è una stretta di mano decisa. Il suo naso è leggermente bruciacchiato dal sole e sovrasta un paio di baffi folti che sono diventati il suo marchio di fabbrica nel corso degli anni. Sedendosi alla sua scrivania, spiega di essere nato e cresciuto nei dintorni, all'ombra delle Alpi. Da bambino, Ralph Denk, è stato uno sciatore. In seguito a un incidente che gli ha distrutto il ginocchio sinistro, all'età di 14 anni è arrivato l’interesse per il ciclismo. Denk ha insistito nella carriera di corridore fino all’età di 23 anni, arrivando infine alla dolorosa conclusione di non avere un futuro nel ciclismo professionistico. "È sempre difficile smettere di fare qualcosa che si ama, ma sono anche contento di non essere diventato un mediocre corridore professionista".
Grazie a un amico, dopo gli anni da atleta, Denk trova lavoro come meccanico presso l’importatore di SRAM, nei Paesi Bassi. I periodi trascorsi in SRAM furono un'esaltante esperienza formativa. È in quegli anni che Denk impara a parlare bene inglese, affina le sue capacità di meccanico e impara a gestire un team. Dopo quattro anni in SRAM mi sono licenziato perché volevo essere il capo di me stesso.
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