A tu per tu con...Michael Matthews

A tu per tu con...Michael Matthews

Il velocista della Jayco-AlUla, ex vincitore della maglia verde e recente trionfatore del GP del Québec, condivide i suoi pensieri sui disastri nel giardino dei genitori, sui flat white e sulla sua passione per Fast and Furious.

Autore: James Startt

Cosa volevi fare da grande?

Il mio sogno era correre nel motocross. Adoro le moto da quando ho imparato a camminare, quindi era il mio sogno, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Ogni cosa in casa era orientata verso questo obiettivo. Ho persino costruito una rampa nel mio giardino per saltare con la mia Honda Pee-Wee 50. Non aveva marce, solo un motore da 50 cc. Non andava molto veloce, ma era la prima moto che i bambini potevano avere.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla bicicletta?

La mia BMX. L'ho avuta prima di avere una moto da cross.. Avevamo un grande giardino, molto spazioso, e io ci giravo intorno con la mia bici, circondato da fiori e piante. Ma io e mio fratello abbiamo deciso di costruire un circuito e trascorrevamo le giornate a fare giri, trasformando progressivamente il magnifico giardino dei miei genitori in una pista da BMX.

Qual è la cosa che ti piace di meno del ciclismo?

Probabilmente tutto il tempo trascorso lontano dalla mia famiglia, soprattutto in questo periodo con i ritiri di allenamento ad alta quota. Facciamo circa 70 giorni di gare all'anno, a cui si aggiungono tre ritiri di tre settimane ciascuno, oltre ai ritiri di dicembre e gennaio in Spagna con tutta la squadra. Non voglio nemmeno sapere quanti giorni all'anno sono in viaggio; se lo sapessi, probabilmente mi licenzierei domani. Lo sport sta diventando sempre più estremo, e non credo che le cose cambieranno presto. Cerco di vedere tutto questo tempo lontano da casa come un investimento, un modo per realizzare i nostri sogni e i miei obiettivi in questo sport. Voglio anche mostrare a mia figlia, che ha sei anni, che il duro lavoro è ciò che rende possibile il raggiungimento dei sogni, che nulla arriva facilmente. Le sto insegnando lezioni importanti. Mi rendo però conto che mi sto perdendo momenti fondamentali della sua vita, e questo non è affatto facile.

Hai delle abitudini fastidiose?

Penso di essere una persona piuttosto difficile da gestire! È una domanda complicata per me. Sarebbe meglio chiederlo a mia moglie. Posso dire che, dopo un allenamento intenso, quando sono stanco, ho bisogno di avere un po' di spazio e tempo per me stesso prima di affrontare altre attività. È normale per un atleta sentirsi affaticato dopo l'allenamento. Mi rendo però conto che, nel cercare di essere anche padre e marito, questo può risultare fastidioso.

Chi è il tuo compagno di squadra più simpatico?

Dipende dal tipo di umorismo. Alcuni hanno uno stile asciutto, altri optano per un umorismo più irriverente, quindi tutto dipende dall'umore del momento. Se dovessi scegliere una persona, direi Michael Hepburn. Non è necessariamente un clown, ma quando racconta una barzelletta lo fa sempre con un'espressione molto seria, e a volte non riesco a capire se stia scherzando o se parli sul serio. In quei momenti, mi ritrovo a osservarlo attentamente, cercando di capire se sta scherzando o se è serio.

Qual è il momento della tua carriera di cui vai più orgoglioso?

L’incessante lotta al Tour de France. Ho avuto un sacco di brutte cadute e malanni di tutti i tipi. La svolta però c’è stata nel 2017 quando ho vinto due tappe, la maglia verde ha significato molto, non mi sono mai arreso. Mia moglie era incinta di mia figlia, quindi c'era molto stress per l'allenamento e la preparazione del Tour. Ma ho avuto il pieno appoggio della mia squadra nella lotta per la maglia verde ed è stata una grande soddisfazione.

Se potessi dare un consiglio a chi è più giovane, quale sarebbe?

Avere più fiducia in se stessi e credere nelle proprie capacità. All'inizio della mia carriera mi sentivo un po' limitato, nonostante avessi la determinazione, i numeri e il talento per ottenere molto di più. Il consiglio che darei è di non lasciarsi sfuggire le opportunità quando si presentano.

Hai qualche talento nascosto?

Oggi è tutto sui social media, quindi è difficile avere un vero talento nascosto. Mi piace giocare alla PlayStation, anche se non sono un campione. Mi diverto con i go-kart, ma non posso dire di essere particolarmente bravo. Ho molti hobby, ma non li definirei veri e propri talenti nascosti. Non è che sappia cantare o suonare la chitarra.

Qual è il tuo posto preferito per allenarti?

A casa, a Canberra, in Australia, da dove vengo, le strade per allenarsi sono perfette. Ci sono tantissime opzioni e il traffico è davvero minimo. Ogni mattina c'è un giro di gruppo che parte vicino a casa mia intorno alle sei, e ogni giorno si fa un percorso diverso. Si pedala con professionisti, dilettanti o semplicemente con persone che vanno al lavoro. C'è un'ottima atmosfera e adoro l'ambiente ciclistico di Canberra.

Nella tua lista di cose da fare, hai qualche posto in particolare che ti piacerebbe visitare?

Un posto che sogno di visitare è il Giappone. Ci sono già stato per le gare, ma non ho mai avuto la possibilità di esplorarlo come si deve. Inoltre, Osaka è la città gemella di Canberra, e da bambini c'era un programma di scambio: molti ragazzi di Osaka venivano in Australia e viceversa. Questo ha fatto nascere in me il desiderio di visitarla. Tutti i miei amici ci sono già stati e ne parlano benissimo, quindi un giorno mi piacerebbe andarci con mia moglie e vivere l'esperienza appieno.  

Qual è stato l'ultimo libro che hai letto?

È stato un po' di tempo fa! Ho letto “ Mamba Mentality” di Kobe Bryant. Sono sempre stato un grande fan di Kobe, del suo modo di giocare, di affrontare la carriera, di tutto. È una storia di grande ispirazione.

Continua a leggere la nostra intervista a Michael Matthews su Rouleur Italia 23, abbonati qui

Immagine di copertina: SWPIX.COM

Autore: James Startt

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