Mi racconti le Fiandre?

Le Fiandre sono un luogo unico per il ciclismo. Vi raccontiamo la cultura, i paesaggi, la storia e l'atmosfera di uno dei luoghi di culto di questo sport

Articolo pubblicato originariamente su Rouleur Italia 014 - Mente e Corpo

Le condizioni di luce tipiche delle Ardenne fiamminghe e della regione delle Fiandre orientali e occidentali, sono quelle di cielo coperto e grigio. Il paesaggio prevalente è rurale, ci sono infinite sfumature di verde e marrone punteggiate da case con tetti di tegole arancioni. Le case sono tipicamente costruite in mattoni e pietra. Per apprezzare appieno la sofisticata combinazione di toni di colore, superando la monotonia di colline sempre battute da vento e pioggia che superano a malapena i 100 metri di altitudine, serve avere la buona sorte di vedere il sole filtrare tra le nubi per qualche secondo. A quel punto, se uno è fortunato abbastanza da intravedere i raggi di sole, i colori si accendono.

Le Ardenne fiamminghe sono una piccola catena di basse colline racchiuse quasi interamente nel rettangolo di 25 chilometri per 20 che si può tracciare tra le città di Ronse, Oudenaarde, Zottegem e Geraardsbergen. I confini della regione si confondono con la provincia dell’Hainaut a sud, oltre il confine linguistico della Vallonia, mentre a nord si trovano le pia- nure battute dal vento delle Fiandre orientali e occidentali. Lo scrittore fiammingo Omer Wattez, che scrisse una serie di guide della regione tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e che si dice abbia inventato il termine “Ardenne fiamminghe”, descris- se minuziosamente le caratteristiche uniche di questo angolo del Belgio: “Il mio bel paese, con ampi orizzonti, terra di colline e valli... Il mio bel paese, con i suoi ampi panorami, i verdi intensi e le lunghe file di alberi”. Wattez ha anche spiegato l’incongruenza nella geografia locale: le Fiandre sono una regione rurale, eppure i villaggi e le città raramente distano più di qualche chilometro l’uno dall’altro. “In un gior- no soltanto si possono visitare andando a piedi 10 o 12 villaggi”, scrive Wattez. “E godere del paesaggio dalla cima di qualche collina, avendo nel campo del proprio sguardo 10 villaggi ciascuno con il proprio campanile, le case, le fattorie e i frutteti, è uno spettacolo meraviglioso”.

Il clima umido e mite rende questa area ideale per l’agricoltura. Le autostrade che collegano le città più grandi - Gent, Bruges e Lille, oltre il confine con la Francia - assorbono il traffico principale. Il risultato sono un’intricata rete di strade di diverso tipo: larghe autostrade, strade meno affascinanti in cemento, strade a carreggiata unica che zig-zagano ordinatamente intorno ai campi e i tratti di pavè. Inutile dire che queste ultime, sono le migliori per pedalare.

Nessuno ha ancora progettato strade pensando unicamente alle gare ciclistiche, e probabilmente nessuno lo farà mai. Ci sono strade più belle di altre, nelle corse ciclistiche: le curve continue e i tornanti di una salita alpina dimostrano che a volte le opere d’ingegneria create dall’uomo sanno farsi notare. Le strade di montagna degli Emirati Arabi Uniti ad esempio hanno un’eleganza sfrontata, la larghezza e la perfezione geometrica con cui sono costruite rendono il pedalare emozionante ma abbastanza noioso. Le Ardenne fiamminghe hanno un fascino unico, le pianure e le colline delle Fiandre attraversate da strade pittoresche creano un paesaggio austero e di ampio espiro. Ci sono strade o salite più difficili di altre da percorrere, almeno in termini di potenza da mettere a terra da parte dei corridori, ma c’è qualcosa nell’insieme del sistema stradale, nella topografia e del clima delle Fiandre che lo rendono il luogo migliore che uno possa immaginare per disputare delle gare ciclistiche spettacolari.

ANTICO E MODERNO

Il Kruisberg è una salita anomala, tra quelle inserite nel Giro delle Fiandre. La maggior parte dei muri si trova in campagna - sembrano sentieri agricoli e in effetti lo sono, anche se tutti hanno trovato una seconda vita come luogo di pellegrinaggio per gli appassionati di ciclismo. Il Kruisberg però, è differente. Si tratta di una salita urbana: sale da Ronse verso il punto più alto delle Ardenne fiamminghe, l’Hotondberg.

Il Belgio è un Paese di contrasti. Non potrebbe essere altrimenti in una nazione formata per metà da valloni di lingua olandese e per metà da valloni di lingua francese, dove la capitale Bruxelles è prevalentemente francofona ma si trova nel Brabante fiammingo. (A dimostrazione del fatto che la maggior parte delle situazioni apparentemente binarie hanno sempre delle sfumature, c’è anche un distretto di lingua tedesca, nell’estremo est del Paese). Ronse è uno dei tanti simboli della dualità belga. Si trova nelle Fiandre, ma solo di poco: il confine con la Vallonia sfiora il margine meridionale della città ed è uno dei 27 comuni belgi situati lungo il confine linguistico che sono obbligati a gestire la pubblica amministrazione sia in fiammingo, che in francese. Come molte città belghe, Ronse ha due nomi, in francese si chiama Renaix ma differentemente da altre città le due parole sono usate più o meno allo stesso modo dagli abitanti del luogo.

In quest’ottica di dualismo quindi, è normale che passato e presente, urbano e rurale, vecchio e nuovo, francese e fiammingo, e persino ricco e povero si sovrappongano sotto forma di una semplice strada che porta il traffico a nord di Ronse. Per gli appassionati di storia del ciclismo, tutto quello che c’è da sapere sul Kruisberg è che è stato un punto cruciale sia del vecchio percorso del Giro delle Fiandre, che si concludeva a Ninove tra la metà degli anni Settanta e il 2011, sia del nuovo percorso che termina a Oudenaarde, utilizzato dal 2012. Nel vecchio percorso il Kruisberg appariva relativamente presto e indicava l’inizio della parte più combattuta della corsa. Il ciclista olandese Lars Boom una volta disse che la strategia migliore per vincere era assicurarsi di essere in testa al Kruisberg, e poi rimanerci. Tuttavia dal 2012 è sempre stata la terzultima salita, prima dei settori finali che definiscono la corsa, l’Oude Kwaremont e il Paterberg. Tecnicamente il Kruisberg è difficile, perché la strada sale dal centro del paese, passa attraverso un tratto tra le case a schiera, e poi diventa più ripido quando la superficie diventa in pavé e le case diventano più grandi e più distanziante tra loro. (È una regola empirica quella secondo cui qualsiasi città costruita su una collina concentra la popolazione meno abbiente in basso, mentre le zone collinari più a monte vedono case più distanziate tra loro, abitate da gente benestante). In cima, la salita termina ufficialmente ma poi segue con l’interminabile discesa verso la cima dell’Hotondberg.

l Kruisberg è duro: come il Muur van Geraardsbergen, i corridori viaggiano in salita per un bel po’ prima di affrontare il muro vero e proprio; e come il Molenberg, quando si arriva in cima, non c’è discesa e quindi recupero per un bel po’. Ma andando aldilà delle tattiche, delle pendenze e del fondo stradale, il Kruisberg rappresenta la dualità belga in tutta la sua disordinata efficacia. Il Kruisberg è due salite, non una. Iniziano e finiscono nello stesso luogo, ma sono prodotti di epoche differenti della storia belga. L’Oude Kruisberg è quello che conosciamo dal Giro delle Fiandre, ed era la strada originale che portava a nord della città. Non era però per niente adatta al traffico pesante, così negli anni ‘50 fu costruito il Nieuwe Kruisberg per facilitare il flusso di auto, anche se gli ingorghi regolari della Ronse moderna suggeriscono l’idea che questa strategia, nel lungo periodo, non abbia funzionato. Il Nieuwe Kruisberg, che sale da Ronse con una pendenza più dolce rispetto al parallelo Oude Kruisberg, è un segmento della strada principale N60 che va da Gent fino al confine franco-belga, a 75 km a sud, vicino a Valenciennes, dove si trasforma in D965 e scompare in Francia. Mentre il Giro delle Fiandre sale immancabilmente sul vecchio Kruisberg, il Nieuwe Kruisberg ha comunque qualche rapporto con la storia del ciclismo, perché il traguardo dei Campionati del Mondo su strada del 1988 si trovava proprio vicino alla cima. La gara si decise allo sprint, lasciandosi poi dietro una vita di strazi e di rimpianti: Claude Criquielion, nato a Lessines, cioè a pochi chilometri di distanza dal circuito, finì a terra dopo aver impigliato il suo avambraccio nel gomito del canadese Steve Bauer che stava lanciando la volata. Ad avere la meglio sui due fu Maurizio Fondriest, che dalla terza posizione si ritrovo inaspettatamente in testa a trionfare. Un Mondiale non meno controverso si disputò a Ronse nel 1963. In quell’occasione il favorito Rik Van Looy fu beffato dal compagno di squadra Benoni Beheyt, che grazie anche a una spinta irregolare, tagliò il traguardo per primo.

Gare come queste o come i Giri delle Fiandre, riecheggiano negli anni e vivono nella memoria collettiva degli appassionati di ciclismo. In questo caso, a Ronse, esiste anche un segno tangibile della storia delle corse ciclistiche, sotto forma di un murales, dipinto dell’artista Jos Peeters sul muro di una casa lungo la strada del Nieuwe Kruisberg. Dipinto nel 1988 per commemorare i Mondiali di quell’anno e quelli del 1963 e recentemente restaurato, testimonia perennemente che quella è una strada speciale, non solo una via di transito per pendolari. Le Fiandre sono un luogo dove il vecchio e il nuovo s’incontrano, sia geograficamente, sia nelle corse ciclistiche. Il ciclismo è uno sport che ha un rapporto strettissimo con la propria memoria, in nessun altro sport la storia è così presente e considerata. Il ciclismo deve modernizzarsi, imparando a mettere da parte la nostalgia e i ricordi? Oppure deve rimanere fedele alle sue tradizioni, rischiando di restare interessante soltanto per anziani e persone di mezza età? Forse la risposta giusta è quella tipicamente belga: compromesso e dualità.

PAVÉ

Lo scrittore di ciclismo Robin Magowan ha osservato: “Per l’immaginario fiammingo, il pavé sta a una strada asfaltata come la poesia sta alla prosa”. I blocchi di pietra sono ciò che distinguono gare come l’Omloop Het Nieuwsblad, la Gand-Wevelgem, l’E3 e il Giro delle Fiandre da altre corse sul pavé che si svolgono su strade altrettanto strette e impegnative come quelle della Bretagna, ad esempio, o nei Paesi Bassi meridionali. Solo gli appassionati di tennis si preoccupano della superficie su cui si pratica il proprio sport, quanto gli appassionati di ciclismo si preoccupano dei ciottoli con cui sono fatte le strade.

I ciclisti che hanno trascorso un po’ di tempo nelle Fiandre sanno che esistono tanti tipi diversi di pavé quante sono le strade. Dal punto di vista tassonomico, si potrebbero raggruppare tutte le superfici stradali come un regno, ma al di sotto di questo ci sono classi, ordini, generi e così via. Il Paterberg, essendo stato creato artificialmente e relativamente di recente al solo scopo di rendere la corsa spettacolare, presenta ciottoli relativamente uniformi e regolari su un pendio molto ripido. Quelli del Bosberg sono piuttosto grandi e più simili a lastre. Il Molenberg sembra essere stato creato con gli avanzi di tutte le altre salite delle Fiandre, con l’ulteriore complicazione di un grave cedimento del terreno sottostante in alcuni punti. Le pietre dell’Oude Kwaremont invece sono erose e irregolari nel primo tratto, ma la parte finale è molto più uniforme. Il Koppenberg riesce a combinare alcuni dei ciottoli meno squadrati e uniformi con il tratto di salita più ripido di tutte le Ardenne fiamminghe.

Siamo ossessionati dal pavé, perché il pavé rende le gare molto imprevedibili e divertenti, ma anche perché questo tipo di superficie ci riporta al passato e ai pionieri di questo sport. Nonostante tutti i progressi della tecnologia e dell’allenamento, i corridori a fine gara sono sporchi e infangati esattamente come gli eroici corridori del lontano passato. 

Naturalmente, all’inizio del XX secolo, la maggior parte delle strade erano non asfaltate o lastricate, quindi non le chiamavamo classiche del pavé: erano semplicemente gare di ciclismo. È per una serie di fatti e di coincidenze assolutamente estranee alla volontà di urbanisti e ministeri dei trasporti o delle infrastrutture che alcune strade ciottolate sono sopravvissute nelle Fiandre e oltre, nei luoghi dove si disputa la Parigi-Roubaix, tanto da diventare iconiche per gli appassionati di ciclismo. Quando è diventato chiaro che il continuo programma di asfaltatura e allargamento delle strade, volto a rendere i trasporti più efficienti e veloci, stava minacciando le gare ciclistiche, il pavé è stato protetto.

Se nella prima metà del XX secolo tutte le corse si svolgevano su strade non asfaltate quindi, perché il Giro delle Fiandre è diventato uno degli eventi culturalmente più significativi della sua regione? Il Tour de France e il Giro d’Italia sono entrambi, oltre che eventi sportivi, anche eventi culturali di rilevanza nazionale. Entrambi rappresentano più o meno indirettamente i valori dell’unità nazionale, dell’orgoglio e dell’appartenenza al territorio. La maggior parte delle corse ciclistiche sono soltanto questo, invece: corse ciclistiche. Il Giro delle Fiandre è l’equivalente fiammingo di Wimbledon per gli inglesi, o del Superbowl per gli ameri- cani, o del Koshien, la gara estiva di baseball delle scuole superiori in Giappone, che cattura l’attenzione dell’intero Paese per un paio di settimane. La Ronde esprime il senso dell’identità nazionale. È un evento imprescindibile e simbolico che unisce tutti gli abitanti delle Fiandre, ed è una specie di coincidenza storica che di mezzo ci sia anche una corsa di ciclismo.

L’emergere del Giro delle Fiandre come importante gara ciclistica, ha coinciso esattamente con un senso di crescente orgoglio regionale tra i fiamminghi, che fino al XIX secolo avevano sofferto di una relativa povertà rispetto alla dinamica potenza industriale della Vallonia, le cui miniere di carbone e acciaierie avevano alimentato una mini-rivoluzione industriale. È una situazione ribaltata rispetto al Rinascimento, quando le città e i porti olandesi e fiamminghi portavano ricchezza alle Fiandre; ed è anche qualcosa di diametralmente opposto allo status quo moderno nel quale la Vallonia ha lottato per emergere dal suo stato di depressione post-industriale, mentre le Fiandre hanno sviluppato una moderna economia dei servizi, per questo prosperando. Il successo sportivo dei ciclisti fiamminghi inoltre, soprattutto al Tour de France, ha generato una specie di ossessione per il ciclismo che si è legata all’orgoglio nazionale e che è riecheggiata nei decenni, e che ha creato un terreno fertile per la crescita della Ronde. E mentre la Ronde diventava sempre più importante e saldamente radicata come evento culturale, cresceva anche la sua importanza per tutti gli appassionati di ciclismo sparsi per il mondo. All’inizio il pavé era un dettaglio poco importate. Solo col tempo il pavé, è divenuto un simbolo e un marchio di fabbrica.

LUOGHI

Ognuno ha la sua salita preferita nelle Fiandre. I corridori, ovviamente, si orientano verso quelle che si adattano meglio alle loro caratteristiche. Tom Boonen era solito attaccare sul Taaienberg nella Omloop Het Nieuwsblad, tanto che gli appassionati di ciclismo hanno soprannominato la salita “Boonenberg” e di recente è stata installata in cima un’opera d’arte (leggermente sconcertante) che raffigura le sue gambe. A Fabian Cancellara piacevano gli sforzi più lunghi su pendenze inferiori. L’Oude Kwaremont è uno sforzo più lungo su una pendenza lieve, quindi a Fabian Cancellara piaceva l’Oude Kwaremont. Tutti hanno amato il Muur van Geraardsbergen, trasformato in un laboratorio della passione ciclistica grazie alla topografia e alla fotogenia del tratto in pavé che conduce alla tozza cappella in cima, che si raggiunge facendosi largo nel caos dei tifosi in delirio. Le case di produzione televisive amano il Koppenberg, sul quale installano telecamere fisse in alcuni punti precisi della salita, per immortalare gli inseguitori che devono spesso mettere piede a terra, perdendo contatto con i migliori in gara. (Succede anche sul Paterberg, ed è fastidioso per i telespettatori perché spesso accadono molte cose interessanti nella discesa verso il traguardo e non le vediamo mai, perché dei corridori che camminano su per una salita sono sempre uno spettacolo ghiotto per i registi TV). Il mio luogo preferito è il Molenberg, accogliente, esteticamente gradevole, con una perfetta curva a S fatta di ciottoli sconnessi e dall’aspetto antico, con alberi muschiati e uno spazio aperto circondato da piccole case vicino al termine della salita, dove si trovava il mulino ad acqua che da il nome alla salita.

Da questi esempi si può dedurre che ognuno nel ciclismo ha una propria percezione del tutto personale delle Fiandre. Nell’immaginario è possibile condensare un’intera regione in tutta la sua complessità, a un solo luogo; allo stesso tempo, è solo quando si inizia a ricomporre l’insieme e si tiene conto del percorso che collega vari luoghi su una mappa, che si ottiene il vero senso di una regione.

 

A livello locale, le Ardenne fiamminghe sono una piccola parte delle Fiandre e tutte le salite menzionate i questo articolo si trovano lì. Ogni muro a suo modo è speciale, ma è quando si inizia a collegare le varie salite tra loro che si comincia a capire come si relazionano l’uno con l’altro questo tratti, acquistando un significato più profondo. Il modo in cui le strade sono state tracciate tra tutti questi punti ha soddisfatto l’esigenza umana di riunirsi, commerciare e associarsi con i vicini e per pura coincidenza la distribuzione demografica in queste colline ha generato un reticolo di strade perfettamente adatte alle gare di ciclismo.

Gli organizzatori del Giro delle Fiandre dispongono di una quantità quasi illimitata di possibili percorsi di gara e combinazioni di salite in grado di produrre gare spettacolari. Se ci si allontana dalle Ardenne fiamminghe, lo stesso vale per il resto delle Fiandre, con le sue ampie pianure, i cieli immensi, l’orizzonte piatto e l’esposizione ai venti dell’Atlantico. È una regione che è composta dalla somma delle sue parti che messe insieme, in combinazioni sempre nuove, assumono un valore molto più grande.

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