L'agnello e la leonessa

L'agnello e la leonessa

Quattro anni fa, Veronica Ewers ha pedalato per la prima volta in una social ride, indossando scarpe da ginnastica su una bicicletta prestata con le ruote sgonfie. Ora è una professionista del WorldTour, con una serie di piazzamenti tra i primi dieci in alcune delle gare più importanti del mondo. Il suo è esattamente quello che si definisce un “percorso non ordinario”.


Un estratto dell'articolo di Andy McGrath che potete leggere in versione integrale nel n. 13 di Rouleur Italia

Esiste un percorso abbastanza definito per diventare un corridore professionista. Gli atleti o le atlete seguono un processo di maturazione che dura anni, fatto di passaggi graduali, di crescita e di costruzione di relazioni. Iniziano da giovani, salgono i gradini della loro carriera uno alla volta e diventano maturi intorno ai 25 anni. Raramente hanno tempo di andare all'università e di certo non possono fare lavori come il cameriere, il commesso o l’infermiere in un ospedale pediatrico, tutti lavori che invece Veronica Ewers ha fatto. 

Per molto tempo il calcio è stato tutto per Veronica Ewers. Quando era una matricola del liceo, andava in bicicletta per le strade buie della sua città natale, Moscow, in Idaho, per raggiungere i luoghi degli allenamenti. Era così determinata a entrare nella squadra di calcio della scuola che non ha mai saltato nemmeno un allenamento. Questa sì, che è dedizione.

Si è dedicata anche al basket, al tennis, all'atletica e al softball. "Ho sempre trovato molta gratificazione nello sport, che è diventato una necessità e un modo di esprimersi molto presto", dice. "Allo sport mi ci sono attaccata con forza. È una cosa che mi ha dato molti riscontri positivi, rispetto ad altre attività che ho provato a praticare".

Ha frequentato l'Università di Willamette e un college di arti liberali a Salem, in Oregon, dove le era possibile combinare gli studi con il calcio, giocando di terza divisione. Ma a quel punto l’ambizione di diventare una centrocampista di successo si era già ridimensionata. Anche le idee sul futuro professionale in quella fase, non erano poi così chiare. "Avevo tante idee diverse su quello che volevo fare. Mi sono laureata in spagnolo e antropologia e non si può fare molto con una laurea in antropologia, a meno che non si continui con un dottorato con lo scopo di diventare insegnante. La cosa però, non mi interessava molto". Dopo la laurea Veronica si è un po' persa, servendo ai tavoli dei ristoranti e lavorando come personal trainer e receptionist in una palestra. Nel 2017 si è trasferita a Seattle ed è finita a ricoprire un altro ruolo inaspettato: quello di contabile in un ospedale pediatrico, al lavoro per preparare documenti necessari alle richieste di risarcimento alle assicurazioni da parte dei familiari di piccoli pazienti. Aiutare queste famiglie a presentare richieste di risarcimento, consentendo rimborsi di fatture di migliaia di dollari sostenute per spese mediche, era un lavoro emotivamente molto stancante. 

Come momento di svago dal lavoro Veronica ha iniziato a pedalare ma non aveva amici ciclisti, faceva tutti i suoi giri da sola. È per questo che, nell'ottobre 2018, si è presentata a una pedalata di gruppo dove ha conosciuto Jennifer Wheeler e David Richter, due ex-ciclisti professionisti fondatori della Fount Cycling Guild.

Wheeler e Richter hanno notato Veronica che, malgrado i leggings, scarpe da tennis e su una bici con le gomme sgonfie, teneva testa a tutti. Jennifer Wheeler è diventata subito una specie di tutor e mentore di Veronica. 

Convincerla a tornare a pedalare con loro dopo quella prima volta, è servito del tempo. Nella primavera del 2019, per volere di Jennifer Wheeler, Veronica ha smesso di fare allenamenti casuali e il processo di lucidatura di questo diamante grezzo è iniziato. Veronica seguiva le istruzioni ricevute con attenzione, a volte perfino troppa. In una delle prime sessioni di allenamento, a Veronica fu detto di limare la ruota dell’atleta davanti. Lei tamponò, e si schiantò. "È di un'innocenza che fa tenerezza. Scherzosamente è sempre stata chiamata l'agnellina, si trattava di insegnarle a essere più coraggiosa e di diventare una leonessa", spiega Jennifer Wheeler.

La miccia era stata accesa. Veronica Ewers è arrivata fino all’ultima fase della Zwift Academy 2019, il cui vincitore prescelto ottiene un contratto da professionista con Canyon-Sram. "Forse essere eliminata è stata una fortuna", spiega. "Mi ha motivato a lavorare ancora più sodo e a insistere". Veronica ha scoperto di amare il ciclismo per via del forte elemento sociale della sua squadra. Si è sempre goduta i viaggi in auto verso gli eventi, le cene con altre atlete, gli sconosciuti che diventavano amici dopo un fine settimana trascorso alle gare. 

Il Covid poi ha interrotto tutto ma i chilometri di allenamento accumulati sui rulli durante il lockdown si sono rivelati utili nella stagione successiva. Nel 2020 sono arrivate vittorie in gare minori dal sapore pittoresco come il Tour of Walla Walla e la Davy Crockett Classic. Anche se partiva sempre da outsider, i suoi compagni di allenamento sapevano quanto stesse andando bene. Veronica è stata capace di spingere 638 watt per un minuto, prima dei campionati nazionali statunitensi del giugno 2021. "Il motto della squadra era: ‘Noi forse possiamo farcela, ma Veronica di sicuro ce la farà ‘ ", ricorda scherzosamente Jennifer Wheeler.

Nella corsa per la maglia a stelle e strisce di campione nazionale a Knoxville, è stata battuta nello sprint per il secondo posto dalla già vincitrice del Giro delle Fiandre Coryn Labecki. "Per me è stato un flash allucinante", spiega Veronica Ewers. "Ammiravo e conoscevo la maggior parte delle atlete in gruppo: Ruth Winder, Tayler Wiles, Coryn Labecki, Leah Thomas, tutte queste atlete incredibili. Prima dello sprint finale a un certo punto tutto si è fermato, per qualche minuto non riuscivo a fare niente perché pensavo: “Porca puttana, stai giocandotela con Coryn Labecki “. Poi mi sono ripigliata e ho pensato: "Oh, devi fare lo sprint! La definirei un'esperienza extracorporea". 

Suo padre ha pianto di felicità al traguardo, cosa che lei non gli aveva mai visto fare.

Due settimane dopo Veronica Ewers è sbarcata in Europa per correre il Tour de l'Ardèche in Francia, durato una settimana, e si è classificata quinta, nonostante la sua paura di pedalare in gruppo e nonostante fosse la gara più lunga della sua vita. A ogni gara la Ewers sembrava progredire, anche se l’incantesimo si è interrotto alla Parigi-Roubaix, la sua seconda gara in Europa. Arrivare al traguardo, anche se fuori tempo massimo, è stato comunque un grande risultato.

Mentre EF Education è diventato lo sponsor principale della squadra per il 2022, i progressi sono continuati, in mezzo a una serie di novità. Il primo ritiro europeo, il primo evento WorldTour, la prima grande caduta, la prima vittoria - nella lunga corsa a tappe lussemburghese, il Festival Elsy Jacobs. È scattata sull'ultimo piccolo strappo di giornata, poi ha dato il massimo in un assolo di otto chilometri.

Le prestazioni di Veronica però nascondono quanto sia ancora acerba tecnicamente. In una gara primaverile del 2022, Veronica era terrorizzata quando il medico di gara, per medicarla, le ha detto di aggrapparsi alla macchina. Lei non lo aveva mai fatto prima. Definisce l’esperienza di pedalare a centro gruppo come "orribile". Ci sono tante aree su cui deve lavorare: imparare a riposare correttamente nelle retrovie del gruppo, andare forte in discesa, mangiare in bici, sviluppare l'istinto di attacco, fare amicizie in gruppo, imparare i percorsi, capire quali sono le atlete da tenere d'occhio...

Dodici mesi fa, la Ewers era una ciclista amatoriale che lavorava come commessa, ora lotta per le vittorie nelle corse WorldTour. Nel 2022 è arrivata ottava al Tour de France femminile, decima all'Itzulia Women, nona al Tour de France Femmes, seconda al Giro dell'Emilia e quinta al Tour de Romandie. Lauren Stephens, la campionessa statunitense vincitrice della gara di Knoxville è ora sua compagna di squadra e di casa: vivono insieme in un piccolo villaggio belga tra Bruxelles e Charleroi. 

Gli ultimi dodici mesi a livello mentale non sono stati facili. "È strano. Nella mia vita è cambiato tutto. Cerco di bilanciare la fiducia in me stessa con la consapevolezza che ho ancora molto da imparare. A volte credo di essere il mio peggior nemico, sono molto critica con me stessa. Quando ho successo, voglio continuare a farlo e tutto va bene, mentre mi sento molto frustrata quando avverto le aspettative degli altri su di me. Le mie aspettative dipendono molto dalle aspettative degli altri, se loro non sono contenti è come se io avessi fallito. È un aspetto su cui ho lavorato molto, imparare a separare la realtà e le mie aspettative personali da quelle degli altri”. 

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Foto: Getty Images

 

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