QUESTION TIME | Mathieu van der Poel

QUESTION TIME | Mathieu van der Poel

La superstar olandese, fresco vincitore del Giro del Belgio, parla a Rouleur della sua rivalità con Wout van Aert e del perché pensa che il divertimento sia la chiave del successo sportivo.

Autore: Rachel Jary_ Immagini: Getty

Un estratto dell'intervista a Mathieu van der Poel che potete leggere in versione integrale sull'ultimo numero di Rouleur Italia, il n. 14

Chi è stato la tua più grande ispirazione, quando eri piccolo?

Come per molti altri bambini, il mio eroe era mio padre. Mi accompagnava alle gare e a volte si allenava con me, è stato un grande ciclista. Io volevo essere un ciclista, quindi era lui il mio riferimento. Io volevo essere come lui. 

Qual è il ricordo di quando sei andato in bicicletta per la prima volta?

Non saprei dire. Quando sono salito su una bicicletta ero così piccolo che non ho un solo ricordo che mi viene in mente. Ricordo che avevo sei anni quando ho fatto la mia prima gara, quindi a conti fatti gareggio già da molto tempo, ormai.

Qual è la tua colazione preferita prima di una allenamento?

Nove volte su dieci mangio del porridge, al mattino. A volte la mia ragazza prepara dell'avena al forno con del cioccolato o qualcosa del genere, che rende la colazione un po' più appetitosa ma in realtà a me piace molto mangiare il porridge e mi va bene così. 

Qual è la cosa che ti piace di meno del ciclismo?

Penso che a volte tutto ciò che gira intorno alla vita da corridore, è un po' troppo. L'essenza del nostro sport dovrebbe essere allenarsi a pedalare e godersi l’andare in bici. Oggi ci sono anche molti impegni con la stampa, con gli sponsor e molte interviste, il che a volte è molto difficile.

Wout van Aert è uno dei tuoi più grandi rivali, soprattutto nel ciclocross. Com'è il tuo rapporto con lui?

C’è rispetto reciproco tra noi, ma è difficile essere grandi amici. Siamo rivali l'uno dell'altro e penso che la maggior parte delle volte se riusciamo a batterci a vicenda, possiamo aggiudicarci anche la vittoria finale. Per questo è difficile essere veramente amici.

Quando non gareggi o non ti alleni, cosa ti piace fare?

Quando sono molto impegnato negli allenamenti, giù dalla bici cerco soltanto di riposare il più possibile, sdraiandomi sul divano quando ho del tempo libero, però adesso mi piace molto anche andare a giocare a golf. È il mio hobby. Mi piace anche guardare film o documentari su Netflix. Mi piacciono soprattutto i programmi o le serie che mi fanno anche un po’ ridere.

Se potessi cambiare una cosa del ciclismo, quale sarebbe?

Sicuramente la sicurezza. Il ciclismo non è uno sport sicuro. È pericoloso perché ci sono sempre più arredi stradali di mezzo e noi dobbiamo correre sulle strade. Sicurezza in corsa e arredi urbani sono due cose che non vanno d’accordo.

Cosa ti spinge ogni giorno a continuare ad allenarti e a gareggiare?

Mi piace andare in bicicletta, per me la bici è la cosa più importante. Mi piace uscire con gli amici e i compagni di squadra, e mi piace allenarmi. In bicicletta mi diverto e finché mi diverto, i risultati arriveranno.

C’è un consiglio che puoi dare a un giovane che vuole diventare un ciclista professionista?

Immagino che sia una cosa banale da dire, ma godere di tutto quello che si fa. Il ciclismo è uno sport in cui bisogna trascorrere molto tempo in sella a una bicicletta. Se non ci si diverte in bici, è dura diventare o rimanere professionisti. Credo che a volte l’aspetto del divertimento venga molto sottovalutato, ma è davvero la cosa più importante.

Continua a leggere l'intervista sull'ultimo numero di Rouleur Italia, il n. 14

Autore: Rachel Jary_ Immagini: Getty

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