C'è una strada. Su una catena montuosa. La perfezione, direte voi. Non avete mai visto una strada simile. Una strada che potrebbe essere stata fatta apposta per andare in bici. La troverete su una famosa catena montuosa europea ma potreste passare mesi a esplorarla e non trovarla mai. È nascosta. Totalmente segreta. È questo che fa parte della bellezza di questa strada. E non si tratta nemmeno di una strada sterrata, dimenticata. È una strada vera, asfaltata al cento per cento, perfetta per il ciclismo su strada.
La prima volta che ne ho sentito parlare è stato grazie ad un amico che aveva percorso le alte strade d'Europa e le conosceva meglio di chiunque altro. Un semi-cult per appassionati di montagna. Questo era il posto giusto. Ci sono arrivato per la prima volta usando un file GPX; non è una cosa che gira su Internet, ma una pepita digitale di cui bisogna prendersi cura.
Volete che vi disegni una mappa? Beh, non lo farò. Ma credo che potrei dirvi come arrivarci.
Mettetevi a nord del confine e a est dell'oceano. Poi imboccate il normale sentiero turistico che si dirige verso sud, quello che guida migliaia di vagabondi appiedati nei loro singolari viaggi sulle montagne, alla ricerca della loro speciale illuminazione. Una volta che l'orizzonte frastagliato appare dalla pianura, voltate le spalle alle strade note e tracciate un sentiero dove i pendii verdi sgomitano per avere spazio e dove le pareti imbiancate resistono alle intemperie che arrivano dal mare. Pesanti massi di pietra puntellano le ripide colline, verdi in primavera e che diventano marrone ruggine quando l'anno volge al termine e i primi fiocchi di neve si posano sulle loro cime.
Salite e salite, sui ripidi pendii e attraverso le folte pinete. Una volta che la pendenza furiosa si sarà attenuata, vi snoderete tra fossati e avvallamenti prima di emergere su alcune creste e altopiani, mentre i contorni del paesaggio si perderanno sotto di voi.
La strada è stretta, troppo stretta perché due veicoli possano incrociarsi comodamente. La strada non va da nessuna parte, quindi non ci sono auto. Se si incrocia qualcosa con un motore, probabilmente si tratta di un quad, o forse di un furgone con un vecchio guidatore al volante, con un berretto incollato al suo posto e che stringe una sigaretta tra le sue mascelle barbute.
Lassù ci sono solo vento, cielo, terra e strada. La strada supera a malapena i 1.000 metri di altitudine eppure sembra molto più alta. I cartelli occasionali chiedono ai visitatori di astenersi dal raccogliere i funghi locali o di accarezzare i cani locali (i diritti micologici appartengono agli esseri umani locali e questi cani non amano essere toccati). Branchi dispersi di cavalli malconci si aggirano tra i ciuffi d’erba. Le nuvole - e qui è spesso nuvoloso - costeggiano le cime appiattite e volteggiano sulle valli. Basta una piccola sferzata di vento e si ha l'impressione che possano sollevarvi sopra di loro o scaricarvi giù per lo strapiombo fino al punto di partenza. È una zona di confine, eppure la nozione di confine per gli Stati moderni ha così poco significato qui che la vista su un altro Paese non è né qui né là. Ciò che conta è la qualità interdimensionale del paesaggio. Quando la cortina di nebbia si solleva di tanto in tanto, sembra offrirci scorci su altre catene montuose e altri mondi. I lampi di sole ci invogliano a salire più in alto, a spingerci più in là, a soffermarci più a lungo.
C'è una sorta di semplicità su questa strada, come su tutte le migliori del resto. Che si tratti di un grazioso viale di cime nere adagiato sulle Dolomiti o di un sentiero di capre che si inerpica su una catena montuosa spagnola di cui non si è mai sentito parlare prima, la strada è chiara. Non c'è altra scelta se non quella di salire, non c'è altra alternativa se non quella di andare avanti, non c'è bisogno di girare a sinistra tra 150 metri o qualsiasi cosa il vostro GPS vi dica di fare. Basta seguire la direzione della strada. A volte si tratta di un movimento che fa svolazzare la maglia nella brezza e che si avvicina alla velocità di una fuga. Altre volte, invece, si tratta di una corsa che fa sudare gli occhi. In entrambi i casi, è un viaggio lontano dal rumore, dal disordine, dallo stress del mondo moderno.
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