Articolo pubblicato su Rouleur Italia n. 17 - Futurologia
I collezionisti di biciclette rappresentano una specie rara in ambito ciclistico.
La maggior parte degli appassionati preferisce pedalare piuttosto che esporre le proprie bici come oggetti d'arte. Contrariamente agli strumenti musicali d'epoca, le biciclette vintage raramente superano in prestazioni le moderne soluzioni all'avanguardia.
Sebastian Fischer, tuttavia, vede nel collezionismo di biciclette una celebrazione di un'epoca d'oro nel design ciclistico. Residente a Bonn, l'ex capitale della Germania Ovest, Fischer ha sviluppato la sua passione partecipando a triathlon e duathlon negli anni Novanta, concentrando il suo affetto in particolare sulle biciclette da crono.
Ricorda quel periodo come un'epoca creativa nel design delle biciclette, con leggende come Chris Boardman e Graham Obree che facevano gareggiare la Gran Bretagna su biciclette rivoluzionarie. In Italia, costruttori di telai innovativi come Andrea Pesenti spingevano costantemente i limiti dell'aerodinamica.
Il sipario su questa fase di design eccentrico si è abbassato nel 1996 con l'approvazione della Carta di Lugano da parte dell'UCI, che ha limitato drasticamente l'innovazione aerodinamica. Tuttavia, per Fischer, molte di quelle biciclette rappresentano ancora oggetti di una bellezza unica, almeno dal punto di vista estetico e di design.
"Non mi interessa tanto il materiale. La maggior parte delle mie biciclette sono in carbonio, direi, ma in realtà è il design e la forma che mi affascinano di più", ha spiegato Fischer a Rouleur durante una visita nell'area espositiva al terzo piano della sua casa. "Sono sempre stato affascinato dal design, e queste biciclette sono semplicemente delle meraviglie".
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