Pogačar e Roglič possono essere battuti, parola di Geraint Thomas

Il vincitore del Tour 2018 è convinto che può ancora essere competitivo nelle prossime stagioni

Anche se ormai scala in maniera fluida e aggraziata, Geraint Thomas non è sempre stato un corridore da grandi salite e corse a tappe. G, come è stato soprannominato, ha infatti passato la prima parte della sua carriera in pista e ha vinto medaglie d'oro nell'inseguimento a squadre – una specialità che è forse tutto il contrario di un Giro d’Italia o un Tour de France.

Tuttavia, nel 2018, Thomas ha dimostrato ancora una volta che il passaggio dalla pista ai grandi giri è possibile ed è diventato il primo gallese a vincere il Tour.

Con due medaglie d'oro vinte in pista ai Giochi di Pechino e Rio, Thomas ha deciso di dedicarsi completamente alla strada dopo le Olimpiadi di Londra. Ma anche in quel periodo, trovare la confidenza con le salite non è stato facile. Dal 2014, però, G ha iniziato a imporsi nelle gare di un giorno: prima ai Giochi del Commonwealth e poi — nel 2015 — alla E3 Harelbeke. E in quest’ultima circostanza, ha attaccato e battuto due grandi specialisti delle classiche come Peter Sagan e Zdeněk Štybar. 

Successivamente, le vittorie nelle corse a tappe più brevi non hanno tardato ad arrivare. E, come conseguenza della nuova routine di allenamento e del programma di gare, anche il fisico di Thomas ha iniziato ad adattarsi alle nuove circostanze. Non c'era più il peso extra che lo aveva aiutato ad essere determinante nelle accelerazioni su pista, ma ne è emerso uno scalatore in grado di competere con i migliori sulle salite più dure. Quello che ne è seguito non ha bisogno di essere raccontato: la vittoria al Tour de France nel 2018 gli ha conferito fama mondiale, e gli ha consegnato il premio come Personalità Sportiva dell'Anno nel Regno Unito.

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Con così tante vittorie e una carriera di successo, sarebbe quasi comprensibile se Thomas decidesse di ritirarsi e godersi i risultati ottenuti. Anche perché pur avendo dimostrato una grande forma, gli ultimi anni sono stati difficili e costellati da incidenti e cadute. Parlando sul palco del Rouleur Live 2021, però, G è sembrato tutt’altro che scoraggiato. E ha parlato della prossima stagione — forse una delle sue ultime — con un'esuberanza giovanile da neo professionista.Ritratto: Véronique Rolland

"Penso che la pandemia mi abbia fatto capire quanto mi piaccia correre, ma anche lo stile di vita da ciclista professionista: viaggiare, andare in ritiro, e tutto quello che vi ruota attorno", spiega Thomas. "Il 2021 è stato probabilmente il miglior inizio di stagione che ho avuto da molto tempo."

Thomas, infatti, nel 2021 ha vinto il Tour de Romandie ed è arrivato terzo al Critérium du Dauphiné nei mesi di avvicinamento al Tour de France. "Ovviamente, al Tour, quando sono caduto nella terza tappa, non è stato ideale. E poi le Olimpiadi, quando sono stato coinvolto in un'altra caduta. Tuttavia, anche questo è il ciclismo".

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E anche se la fortuna non gli è stata vicina, il lato positivo è che Thomas è diventato un esperto nel superare le battute d'arresto. Il suo approccio consiste nel rimanere calmo, un tratto che sembra venirgli naturale mentre parla con disinvoltura delle prospettive future.

"È dura all'inizio, perché ovviamente sei super deluso, perché tutto il duro lavoro che hai fatto svanisce. È molto difficile da accettare", ammette. "Ma devi solo andare avanti, non c'è altro da fare. Basta tornare sulla bici il giorno dopo, continuare a spingere e cercare di fare qualcosa per te stesso o per la squadra".

Ritornare dagli infortuni, però, è diventato un po’ più complicato negli ultimi anni, in quanto il livello del gruppo — e degli uomini di classifica — sembra essere esploso all’improvviso. E da quando Thomas ha iniziato la sua carriera nel 2005, la velocità del gruppo, gli sviluppi tecnologi e i metodi di allenamento sono cambiati in maniera epocale.

Inoltre, il dominio di corridori come Tadej Pogačar e Primož Roglič nei grandi giri ha dato parecchie delusioni alla INEOS-Grenadiers, il cui obiettivo era quello di vincere il Tour de France anno dopo anno.

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"Possono sicuramente essere battuti", dice Thomas degli sloveni. "Questo sport è sempre in evoluzione e sta cambiando: dalle attrezzature, al modo in cui ci si allena, alle diete. Penso che tutto questo filtri dai professionisti agli U23 e agli juniores".Thomas al Tour de France 2018. Qui taglia il traguardo della 12esima tappa prima di tutti e dove ha consolidato la vittoria nella generale. Photo: Marco Bertorello/ Getty Images

"Penso che i ragazzi che arrivano dal livello junior e U23 siano già professionisti, e possono entrare subito [nel WorldTour] come ha fatto Pogačar. Lui e Roglič stanno stabilendo il punto di riferimento e le loro squadre stanno migliorando continuamente. E questo spinge tutti a lottare e migliorare. È anche questo che ti spinge a lottare: la competizione".

Corridori come Thomas, che hanno corso in una generazione diversa, hanno sperimentato in prima persona come i nuovi sviluppi tecnologici abbiano fatto evolvere lo sport. L'uso dei misuratori di potenza così come l'approccio scientifico all'allenamento sono ormai un dato di fatto. Inoltre, altri fattori come le app di monitoraggio del glucosio e i test nella galleria del vento, hanno creato un gruppo completamente diverso da quello in cui Thomas ha affinato i basilari.

"Non sono uno che scarica il file Garmin dopo ogni corsa e analizza tutto nel dettaglio", dice Thomas. "Mi piace il modo in cui la tecnologia sta migliorando le corse, penso che sia fantastico ed è ciò che ci fa migliorare. Ma penso anche che sia necessario mischiare un po' vecchia scuola e allenarsi un po' di più a sensazione".

Un metodo di allenamento digitalizzato che Thomas predilige, tuttavia, è Zwift, l'app di allenamento indoor su cui ha trascorso 36 ore per raccogliere fondi per il NHS [Sistema sanitario britannico] durante il lockdown di quest'anno. "È un modo diverso per dare un po' di varietà agli allenamenti".

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"Con un figlio piccolo, potermi allenare in casa rende le cose più facili. Perché quando ti alleni sui rulli non devi nemmeno fare tanto, perché è molto più duro  di quando esci in strada. Questo mi piace ed è anche un modo per pedalare con altre persone in ogni parte del mondo".

E proprio queste ore su Zwift potrebbero essere quelle che aiuteranno Thomas nella prossima stagione. E con le stressanti trattative contrattuali finalmente concluse, G può guardare al futuro sapendo che starà con la Ineos-Grenadiers, la squadra con cui ha corso negli ultimi 12 anni, almeno per un altro anno. "Alla Ineos mi sento a casa", dice. "[Le negoziazioni per il contratto] sono state un lungo processo. Quindi sono contento che sia quasi tutto finito ora e posso solo concentrarmi sull'andare in bicicletta e perdere peso".

Anche se guarda al 2022 con ottimismo, Thomas non si fa illusioni e sa che sarà molto dura poter essere di nuovo leader in un grande giro. Mentre parliamo, sta arrivando alla fine della sua pausa autunnale e ammette la voglia di tornare ad allenarsi. "Anche dopo una sola settimana di stop, mi manca già la bicicletta. Inizio a sentirmi malsano e perdo fitness abbastanza rapidamente", dice. "Soprattutto quando passo da un allenamento di 23 ore a settimana mangiando insalata e pesce a mangiare hamburger e bere birre e non fare nulla. Quindi è proprio l'opposto".Ritratto: Véronique Rolland

Con la concorrenza nelle corse a tappe così alta, Thomas non esclude la possibilità di correre un calendario leggermente diverso, e magari tornare a gareggiare nelle Classiche.

"Non mi dispiacerebbe fare qualcosa di un po' diverso", dice. "Soprattutto ora che sto entrando negli ultimi anni della mia carriera. La cosa principale è semplicemente godersi le corse in bicicletta e voglio correre il più possibile. Devo guardare i percorsi dei grandi giri e decidere se è qualcosa che voglio fare o forse farò qualcosa di un po' diverso, ma voglio solo divertirmi".

Essendo in quello che potrebbe essere il suo ultimo contratto con INEOS, il due volte campione olimpico ha anche avuto il tempo di pensare a cosa vorrebbe fare al termine della sua carriera ciclistica. "Mi piacerebbe aiutare i ragazzi più giovani, anche in Galles. C'è un programma di sviluppo dei talenti a cui sono abbastanza legato", dice. "Penso che ci siano molte opzioni aperte e non ho intenzione di dire di no a nulla, voglio mantenere le mie opzioni aperte".

Qualunque abbia in serbo il futuro, è chiaro che vincere è ancora il suo obiettivo principale. Per questo parla con ottimismo delle prossime stagioni e spera di finire una carriera già leggendaria in maniera positiva, senza rimpianti e con un amore per lo sport ancora intatto.

"Mi piace ancora molto e mi diverte. Voglio sfruttare al meglio gli ultimi anni della mia carriera".

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