L’UNICA COSA CERTA | Giro 2023

 

La prima corsa a cronometro in un grande giro fu disputata quasi novant'anni fa, il 23 maggio del 1933 in occasione del Giro d'Italia. Erano 62 chilometri tra Bologna e Ferrara e a vincerla fu Alfredo Binda. Fino ad allora le gare contro il tempo erano piuttosto rare e non erano esattamente amate dai corridori, anche perché le distanze su cui si disputavano erano mostruose, come nel caso del mondiale di ciclismo del 1931, un massacro sportivo di 170 chilometri dominato da Learco Guerra. 

 

Le cronometro venivano ritenute da alcuni a quell’epoca il futuro del ciclismo perché erano "eventi in cui la variabile fortuna viene azzerata ed è più facile stabilire quale sia il miglior ciclista in assoluto”, sono parole di Emilio Colombo direttore della Gazzetta dello Sport che accolse con entusiasmo la proposta di portare al Giro d’Italia una novità che nemmeno i cugini francesi avevano ancora sperimentato al Tour.

 

Alfredo Binda quel giorno di novant’anni fa si aggiudicò la prova in 1h34’ alla media di 39,235 km/h con un vantaggio di 1’02” sul secondo classificato, il belga Jef Demuysere. Il Giro di quell’anno a dirla tutta, nonostante la novità della prova a cronometro, rispecchiò i valori di sempre. Le prove contro il tempo comunque rimasero da allora elemento importante - spesso decisivo - dei grandi giri. I francesi ebbero finalmente la loro prima corsa a cronometro al Tour de France un anno più tardi, il  27 luglio 1934, La Roche sur Yon – Nantes di 90 km.

Nella cronometro di domenica, la Savignano sul Rubicone - Cesena di 35 km vinta da Remco Evenepoel, i primi tre atleti classificati sono racchiusi in due secondi soltanto e la media in gara del vincitore è stata di 50,725 km/h, notevole, ma ben lontana dai 55,211 km/h della prima tappa che includeva un tratto di salita di quasi tre chilometri. Questo a riprova del fatto che ogni cronometro fa da sé e la velocità sviluppata dai corridori dipende sempre, oltre che dalla distanza complessiva e dal dislivello, anche da moltissimi altri fattori, alcuni controllabili e prevedibili, altri no.

L’altro ieri la pioggia, il vento e le numerose curve presenti sul percorso hanno livellato un po’ i valori in campo e probabilmente sfalsato leggermente il risultato assoluto. “Se fosse partito insieme ai migliori in classifica nel tardo pomeriggio quando la pioggia e il vento si erano un po’ calmati, Stefan Küng della Gruopama-FDJ si sarebbe aggiudicato la prova a mani basse”, è il parere di Adriano Malori, vicecampione del mondo a cronometro nel 2015, uno dei migliori cronoman italiani del passato recente. In ogni caso i pronostici di molti che davano Remco Evenepoel vincitore con distacchi superiori al minuto sugli altri pretendenti alla vittoria finale del Giro d’Italia, erano decisamente toppati.



A sorprendere in positivo ieri sono stati Geraint Thomas e soprattutto Tao Geoghegan Hart che silenziosamente, quest’ultimo un po’ snobbato dalla stampa, dai tifosi e anche dai bookmakers, si sta facendo trovare sempre pronto nelle tappe che contano. Finora Tao, che è l’unico tra tutti i corridori in corsa ad avere già vinto un Giro d’Italia, non è stato quasi mai considerato seriamente tra i probabili vincitori di quest’anno. Lui ha sempre tenuto un profilo basso in tutte le dichiarazioni e le interviste, fa parte del suo carattere riservato ed equilibrato più che di una specifica strategia di comunicazione. O forse soltanto, nella cronometro iniziale Remco Evenepoel aveva mostrato uno strapotere tale che con tre prove contro il tempo in programma era difficile immaginare che il suo avversario naturale non fosse Primoz Roglič, che nelle cronometro ha sempre avuto uno dei suoi punti di forza e in questa prima settimana è sempre parso molto consistente.

 

Dopo il giorno di riposo oggi Remco Evenepoel non prenderà il via per la seconda settimana del Giro d’Italia a causa del Covid, lo ha annunciato un po’ a sorpresa con un tweet qualche ora dopo le premiazioni e la vestizione delle maglie l’altra sera.
Forse quindi è stato il Covid la ragione della non brillantezza solita di Remco nella cronometro di Cesenatico? O forse sono gli altri atleti ad essere maggiormente in palla e in crescendo? O forse sono state le condizioni meteo non perfettamente identiche per tutti i corridori nel corso della gara? O forse è stato il fatto che Evenepoel, alla faccia dei marginali gains, è partito con un body a maniche corte ed ha lasciato per strada quella manciata di decimi a chilometro che gli avrebbero fatto accumulare il solito vantaggio con cui ci ha abituato a vincere?

Forse, forse, forse. 

I grandi giri sono lo sport del “forse”, ma anche quelli della verità, non ci si può nascondere. I valori in campo alla fine delle tre settimane, si rivelano sempre. Per stabilire chi è il miglior ciclista in assoluto non servono le corse a cronometro, come sosteneva entusiasticamente Emilio Colombo, ma la pazienza degli spettatori. Chi è il più forte di tutti alla fine delle tre settimane lo sapremo, è il bello del ciclismo. 

L’unica cosa certa è che da oggi la Maglia Rosa passa sulle spalle di Geraint Thomas. 

Ciao Remco, riprenditi presto.

Ciao Remco, riprenditi presto.  

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