All'inizio di questo Giro d'Italia, il team Eolo-Kometa, dava già per realizzato il sogno di partecipare alla sua prima corsa a tappe WorldTour, ma la vittoria di Lorenzo Fortunato al quattordicesimo giorno con arrivo sul Monte Zoncolan ha superato tutte le aspettative di questa squadra nata nel 2018 sotto l'ombrello della Fondazione Alberto Contador per la promozione del ciclismo di base.
L'euforia di questa vittoria eccezionale contrasta con le immagini di Alberto Contador e Ivan Basso, direttore della Fondazione e direttore sportivo generale della squadra continentale professionale rispettivamente, il giorno della presentazione delle squadre del Giro. Situati in un angolo del Cortile d'Onore del Castello del Valentino nella Città di Torino, una costruzione risalente al 1645 e sulle rive del fiume Po, entrambi erano umili, discreti ed eccitati per un evento così speciale. Nei loro volti si poteva percepire la soddisfazione di essere riusciti ad arrivare lì.
Gli otto corridori che parteciperanno al Giro d’Italia, vestiti di azzurro, vengono chiamati sul palco e sfilano camminando uno dietro l’altro fino a posizionarsi davanti al pubblico. Salutano i presenti e ricevono l’applauso che si deve ai corridori che si apprestano a cominciare una fatica che durerà tre settimane. È un momento emozionante, un inizio che per Contador e Basso è al tempo stesso un grande traguardo raggiunto.
Tra questi, grandi speranze, come quelle di Lorenzo Fortunato - che avrebbe finito per debuttare con una vittoria in un grande giro - e Vincenzo Albanese, che avrebbe indossato la maglia azzurra. Hanno salutato i presenti e ricevuto gli applausi senza sapere ancora cosa avrebbe portato la gara.
Accanto ai leader della squadra c'è l'ex professionista Stefano Zanatta, che ha già all'attivo ben 28 Giri d'Italia, prima come atleta e poi al volante di una vettura della squadra. Con la Eolo-Kometa ha affrontato una nuova avventura nella sua corsa di casa e a capo di una squadra piena di giovani corridori. Abbiamo chiacchierato con lui.
Allora Stefano, che emozione è questo Giro d’Italia?
È l’emozione delle cose che cominciano. Per me non è la stessa cosa del 1986, quando ho partecipato per la prima volta da corridore ma è sempre una grande emozione. Ci aspettano ventuno giorni di lavoro impegnativo, di massima concentrazione, di necessità di fare funzionare tutto, dai rapporti tra le persone alla logistica. Ci sarà tanto da fare ma c’è anche l’entusiasmo speciale della prima volta e la convinzione di essere arrivati a questo appuntamento ben preparati e organizzati.
Come è stato l’avvicinamento?
Da una parte c’è stata la preparazione di attrezzature, mezzi, materiali, uomini, per noi è il primo grande giro e anche se abbiamo tutti grande esperienza certi meccanismi vanno rodati e collaudati sul campo. Per quanto riguarda i corridori e preparazione invece, siamo contenti di quello che è stato fatto. Abbiamo raccolto buoni risultati e abbiamo interpretato le gare a cui abbiamo partecipato dimostrando di correre attivamente e con voglia di crescere e metterci in evidenza.
A quali gare a tappe di preparazione avete preso parte, prima del Giro?
Tirreno-Adriatico, Tour of the Alps, Tour of Turkey, in calendario ci sono state poche corse quest’anno e quindi abbiamo, come tutti, un po’ meno giorni di corsa nelle gambe. Siamo comunque soddisfatti del lavoro svolto, abbiamo centrato un paio di Top 5 e parecchie Top 10, abbiamo preso la maglia dei GPM alla Tirreno-Adriatico, siamo sempre stati presenti nelle fughe, quindi bene. Speravamo in una vittoria che ci avrebbe dato grande morale ma va bene anche così.
Come è gareggiare contro le squadre WorldTour?
Siamo un team nuovo con meno organico rispetto ai grandi squadroni, quindi non si possono avere pretese rispetto a questi colossi, bisogna pazientare e interpretare le corse con umiltà e buon senso, cercare le occasioni giuste. È difficile fare risultato perché tutte le squadre adesso, a ogni gara, portano sempre corridori adatti per puntare al massimo risultato e alla vittoria. Non esistono più le gare di “seconda fascia” che fino a qualche anno fa sarebbero stati gli obiettivi primari per squadre come la nostra. In questo contesto bisogna adattarsi un po’ di più alla corsa che fanno gli altri team ed è più difficile prendere iniziative o mettersi in evidenza.
Quale è l’obiettivo principale della vostra stagione?
Abbiamo l’ambizione di crescere, come team e con i risultati. Vorremmo metterci in evidenza e provare a fare la corsa quando questo è possibile, cercare e creare le occasioni giuste. Soprattutto vogliamo far crescere bene i nostri giovani. La Eolo-Kometa non è un team che si accontenta di fare presenza, in questo Giro abbiamo identificato alcuni obiettivi precisi e proveremo qualcosa che sia nelle nostre corde, alla nostra portata, adatto ai nostri corridori. Per riuscirci abbiamo formato una squadra con quattro giovani da affiancare a quattro uomini di esperienza.
Quali sono le tappe su cui punterete?
Insieme a Ivan Basso e a Sean Yates abbiamo scelto un mix di atleti che ci sembrano i più adatti ai base ai nostri obiettivi. Facendo i calcoli, realisticamente, ci sono 10-15 tappe su cui puntare. Andando per esclusione, mettendo da parte le crono e gli arrivi in salita importanti, dove daremo comunque il massimo con Ravasi, da cui però non possiamo pretendere risultati da top, ci concentreremo sulle tappe di media montagna nella seconda e terza settimana, dove potranno esserci delle fughe importanti. Agli sprint Belletti, che ha già vinto una tappa al Giro in passato, si giocherà le sue carte.
Quanto è importante avere a disposizione dei buoni materiali?
I nostri atleti sono senza ombra di dubbio in condizione di dare il meglio. Alberto e Ivan sono due maniaci del prodotto e dei materiali, abbiamo le bici Aurum che sono quelle di loro produzione, ruote Enve, selle Prologo, caschi Kask, abbigliamento Gobik, insomma abbiamo a disposizione materiale di prim’ordine. Questo significa anche non avere nessun tipo di preoccupazione ed essere al 100% concentrati sulla qualità della performance. I ragazzi da questo punto di vista sono entusiasti.
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Il Giro è un sogno che si realizza?
Sin dall’inizio, dalla fondazione della squadra, la partecipazione ai grandi giri era l’ambizione e l’obiettivo di Alberto e di suo fratello Fran. Il salto da Team Continental a Professional è grande ma un passo alla volta ci sono arrivati, grazie agli sponsor come Eolo e Kometa e a tutte le altre aziende di prim’ordine con cui collaboriamo che credono nel progetto. Non bisogna nemmeno dimenticare che alle spalle di questa squadra ci sono un team U23 e un team Junior, ci sono le basi e i presupposti per continuare a crescere gradualmente e fare risultati in un futuro prossimo. Noi ce la metteremo tutta e daremo il massimo, già da questo giro.
In bocca al lupo, ragazzi.