Mosse audaci o difensive: come i favoriti affronteranno il Giro 2025?

Malgrado i 52.500 metri di dislivello suggeriscano un'edizione particolarmente montuosa della corsa, i profili delle tappe rivelano sfide non convenzionali.


Con la recente presentazione del percorso del Giro d’Italia 2025, due elementi saltano subito all’occhio, entrambi legati all’assenza del campione che ha dominato la corsa lo scorso anno.

In primo luogo, la decisione di Tadej Pogačar di saltare questa edizione del Giro, preferendo il Tour de France e la Vuelta a España, sembra destinata a rendere il Giro d’Italia di quest’anno una competizione molto più aperta. Con Jonas Vingegaard che ha confermato di voler dare priorità anche lui a quei due Grandi Giri, il favorito più titolato in gara sarà Primož Roglič. Sebbene Roglič sia un prolifico vincitore di Grandi Giri, l’età avanzata potrebbe renderlo un favorito più vulnerabile. Certamente non è facile immaginarlo vincere sei tappe e la classifica generale con quasi 10 minuti di vantaggio, come fece il suo connazionale sloveno lo scorso anno.

Con i gemelli Yates, Juan Ayuso, Richard Carapaz e Mikel Landa già confermati alla partenza, sembra profilarsi una competizione avvincente e più equilibrata.

Poi c’è il percorso stesso, che sembra essere stato parzialmente influenzato dall’assenza di Pogačar. Se quello dello scorso anno sembrava concepito per convincerlo a partecipare, con un minor carico di salite per rendere più fattibile il suo tentativo di doppietta Giro-Tour, quest’anno gli organizzatori sono tornati alla tradizione con un tracciato nuovamente ricco di montagne. Anzi, questo percorso è persino più favorevole agli scalatori del solito, con un dislivello complessivo di 52.500 metri, il più alto dal 2020, e il minor numero di chilometri a cronometro (42,3 km) dal 2022.

Osservando però più da vicino il percorso, si nota che non si tratta di un Grand Tour per scalatori del tutto convenzionale, come i numeri potrebbero suggerire. È vero che si trascorrerà molto tempo sulle grandi montagne, ma queste tendono a essere affrontate più spesso nella prima parte delle tappe piuttosto che nel momento decisivo, verso il traguardo. La posizione delle salite è importante tanto quanto la loro difficoltà, e questa tendenza potrebbe influenzare radicalmente il modo in cui i favoriti per la classifica generale affronteranno la corsa.

Riders at the 2024 Giro d'Italia, including the Maglia RosaIl dato che dimostra più chiaramente questa particolarità è il fatto che ci saranno solo due arrivi in salita in tutto il Giro. E nessuno dei due sarà particolarmente impegnativo.

Il primo, una salita di 12,6 km a Tagliacozzo sugli Appennini, si trova al termine della settima tappa e sarà probabilmente il primo test importante per i corridori della classifica generale. Tuttavia, il suo impatto sarà limitato a piccoli distacchi, vista la pendenza media piuttosto moderata del 5,4%. Dopo di questo, il prossimo arrivo in salita non arriverà fino alla sedicesima tappa, con la conclusione sulle Alpi a San Valentino. Questa salita, sebbene impegnativa con i suoi 17,4 km, presenta anch’essa una pendenza media gestibile del 6,4%.

Le tappe 19 e 20, che formano il doppio appuntamento alpino decisivo e possono entrambe essere considerate le tappe regine del Giro, si avvicinano agli arrivi in salita, ma con alcune differenze significative. Nella 19ª tappa, un breve tratto in discesa di 5 km dalla vetta dell’Antagnod fino al traguardo di Champoluc è l’unico elemento che impedisce di classificarla come un vero arrivo in salita. Inoltre, la salita dell’Antagnod è una delle meno difficili della giornata, l’unica delle ultime quattro classificata come di seconda categoria anziché di prima.

La 20ª tappa, invece, si conclude in salita, ma definirla un arrivo in montagna è esagerato, considerando che Sestriere è una salita di terza categoria. Al contrario, il Colle delle Finestre, che la precede, è la Cima Coppi del Giro e probabilmente la montagna più dura della corsa.

Questo schema si ripete non solo nell’ultima settimana, ma lungo tutto il Giro. Sebbene la settima tappa riceverà molta attenzione come primo arrivo in salita, non è la più impegnativa della prima settimana. La difficoltà maggiore della prima settimana potrebbe essere rappresentata dal Lloraga nella terza tappa o dal Valico di Santa Maria Maddalena nell’ottava. Tuttavia, entrambe le salite sono ben lontane dal traguardo: il Lloraga si trova a 38 km dall’arrivo e il Valico a 92 km.

Tadej Pogacar during the 2024 Giro d'Italia

Le sezioni sterrate più impegnative della sempre spettacolare tappa in stile Strade Bianche, che chiude la prima settimana, si trovano prima degli ultimi 30 km.

Poi, nella seconda settimana, una delle salite più difficili di tutto il Giro, l’Alpe San Pellegrino (14,2 km all’8,7%), è posta esattamente al centro della tappa 11. L’unica salita di categoria uno della prima giornata alpina, il Monte Grappa (25 km al 5,8%), viene superata a 91 km dal traguardo nella tappa 15. E l’ascesa del celebre Mortirolo nella tappa 17 è seguita da una discesa, una modesta salita di terza categoria e un tratto pianeggiante fino al traguardo.

I contendenti per la classifica generale si trovano quindi di fronte a una scelta su come affrontare queste tappe di montagna concentrate nella parte iniziale: conviene adottare un approccio prudente e difensivo, aspettando i rari arrivi in salita per sferrare l’attacco? Oppure sfruttare le dure pendenze di queste salite iniziali per tentare mosse audaci e guadagnare terreno?

Primoz Roglic will be the favourite for the 2025 edition

Questa rappresenta sicuramente un dilemma per il favorito della corsa, Primož Roglič. Anche se le prime due cronometro (nelle tappe 3 e 10) gli offriranno l’opportunità di gettare le basi per la sua candidatura alla vittoria finale, il percorso manca di quei finali esplosivi in salita che gli hanno permesso di costruire tanto del suo successo nei suoi quattro titoli alla Vuelta, un record condiviso. Roglič è un corridore che preferisce mantenere le cose semplici, raramente visto attaccare prima degli ultimi chilometri di una tappa. Ma su un percorso come questo, può davvero permettersi di farlo?

Molto potrebbe dipendere dalla forza delle squadre dei contendenti per la classifica generale.

Sebbene sia presto per attacchi individuali, queste grandi salite a metà tappa offrono l’opportunità, per le squadre con forti gregari scalatori, di assottigliare il gruppo e potenzialmente isolare i rivali che appartengono a team meno solidi. In questo senso, Roglič sembra partire in una posizione di vantaggio, potendo contare su Dani Martínez, secondo lo scorso anno, e sull’ex vincitore Jai Hindley, inclusi nel roster della sua Red Bull-Bora-Hansgrohe.

Allo stesso modo, Simon Yates potrà fare affidamento sulla potenza della sua nuova squadra, Visma-Lease a Bike, che schiererà corridori del calibro di Wilco Kelderman e Wout van Aert. Anche Adam Yates e Juan Ayuso faranno parte della tradizionalmente forte UAE Team Emirates. Più vulnerabili sembrano invece Richard Carapaz e Mikel Landa, rispettivamente alla guida di EF Education-EasyPost e Soudal–Quick-Step, squadre meno strutturate per supportare a lungo termine i loro capitani in montagna.

Questo percorso rappresenta una sorta di scommessa da parte degli organizzatori – con così tante tappe che potrebbero rivelarsi deludenti o, al contrario, dar vita a battaglie emozionanti. Ma, come si suol dire, sono i corridori a fare la corsa, e se tra i contendenti alla classifica generale ci sarà la volontà di rischiare, lo scenario potrebbe essere quello di un Giro d’Italia caotico, ricco di attacchi e imprevedibile.


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